DISTANZA: 580Km |
DISLIVELLO: 3800m D+ |
PARTENZA / ARRIVO: Verona (VR) Vedi mappa |
SALITE AFFRONTATE: |
– Percorso in totale sicurezza, per il 90% su ciclabili. E’ il vero valore aggiunto della manifestazione. – Scorci suggestivi tra vigneti, meleti e laghi fatati – Bag Drop a metà percorso – Dormitorio a metà percorso – Traccia perfetta – Maglia e ricco pacco gara |
– Il punto di controllo al Passo Resia posto a San Valentino alla Muta, permette di tagliare il percorso senza percorrere il giro del lago (cosa fatta da molti partecipanti) |
VALUTAZIONE COMPLESSIVA |
Il racconto di quest’avventura non sono io a scriverlo, ma simbolicamente cedo la penna a Claudia, lasciando spazio alla sua prima esperienza sulla distanza di 600Km. Il racconto è stato pubblicato anche sul magazine online “Randagio“.
TRAGUARDO VOLANTE
Quando mi sono iscritta mi sono resa conto che per me sarebbe stato veramente un Traguardo, non molto volante ma sicuramente un Traguardo.
Il mio primo 600. La mia ultima occasione quest’anno per conquistare la maglia della “Nazionale Italiana Randonneur”. Ignara di cosa mi aspettava, ho formalizzato l’iscrizione a fine luglio e non le ho più dedicato alcun pensiero fino a inizio settembre, quando Ivan ha iniziato a parlarne.
Dovevamo mettere a punto un “piano strategico” per affrontarla nel migliori dei modi, soprattutto per me dato che lui è un veterano delle grandi distanze, che affronta senza problemi.
Ho lasciato pianificare a lui che, da buon tecnico, ha studiato tutto nei minimi dettagli e mi ha presentato il ruolino di marcia: arrivare a Resia al giro di boa, scendere subito dal passo e fermarci dopo 40 km circa per dormire in una struttura, in modo tale da poter usufruire di una doccia calda e un letto per qualche ora di sonno.
Ovviamente ho accettato, certa del fatto che avrebbe pensato a cosa sarebbe stato meglio per me.
E così ci troviamo a Villa Guerrina a Montorio Veronese sabato mattina alle 5.06. Praticamente da soli, dato che tutti gli altri partecipanti, circa 300, sono già partiti da 5 minuti.
Poco male, ci avviamo da soli come spesso accade.
Transitiamo davanti all’Arena in una Verona ancora addormentata e silente, passiamo sul ponte del Castelvecchio e da lì imbocchiamo la ciclabile.
Ci rimarremo per la maggior parte del percorso, attraverso due regioni (Veneto e Trentino) e innumerevoli paesi. Sempre in sicurezza, sempre lontani dal traffico e dal rumore caotico delle città.
Credo sia il vero valore aggiunto di questa manifestazione, l’esaudirsi del sogno di ogni ciclista: poter pedalare in tranquillità, magari chiacchierando con gli amici e senza la paura di essere investiti o insultati da qualche automobilista impaziente.
Maciniamo chilometri senza accorgerci e iniziamo a incontrare qualche volto conosciuto: Roberto, con il suo gruppo “Equilibrio Urbano” con il quale parliamo un po’ condividendo alcuni chilometri.
Ci dirà poi che l’ha fatta con calma trovando anche il tempo per passare a salutare un amico a Faedo.
Troviamo poi Annalisa, sempre sorridente e con un accento Veneto che mette allegria.
Ad un controllo in un bici grill incrociamo Rosanna, pronta a ripartire insieme a Franco che però non riusciamo a salutare.
Il loro passo spedito non ci permetterà di incontrarli più.
Il paesaggio intorno a noi è da cartolina: vigne e meleti si susseguono a perdita d’occhio e i loro profumi si spandono nell’aria che man mano si riscalda anche se il cielo non è propriamente limpido. Le previsioni indicavano piovaschi sul finire del giorno proprio verso passo Resia.
La nostra pedalata prosegue, con un saluto e un abbraccio a Donato, toscano formidabile, due parole con Maurizio che ci fa sorridere perché sul portapacchi della bicicletta espone le ciabatte della doccia e dalla tasca si vede spuntare una banana. Il vero Randonneur si riconosce dai dettagli!
Riusciamo a pedalare anche con Gennaro e il suo numeroso gruppo di randagi “Normanni”.
Ad ogni controllo/ristoro ci rifocilliamo a modo, per non rimanere senza energie e andare in crisi.
Giungiamo così all’inizio della salita che porta al passo di Resia, e il cielo non promette nulla di buono…. Pazienza, andiamo avanti e vediamo come si mette.
La strada si fa impegnativa, ci presenta strappi in doppia cifra e tratti sterrati abbastanza lunghi, che mi fanno elaborare pensieri poco carini nei confronti di Giorgio, il vulcanico organizzatore.
A circa 3 km dalla cima inizia a diluviare ma fortunatamente siamo in un paesino fornito di pizzeria.
Ci fiondiamo dentro prima di bagnarci del tutto e ci ritroviamo in un contesto surreale: tutti gli avventori parlano tedesco, il proprietario e i due camerieri parlano turco e gli unici a parlare italiano siamo noi…. Poco importa, mi accaparro due posti a un tavolo già occupato da tre allegri signori tedeschi. Allegri perché hanno svariati boccali di birra vuoti davanti e perché si ritrovano a condividere il posto con due personaggi vestiti da ciclisti che cenano con il casco in testa, i pantaloncini corti e un occhio all’orologio mentre fuori piove…. Sorvoliamo sul precario rispetto delle norme igieniche e ingurgitiamo una pizza alle verdure guarita di cipolle, broccoli, forse qualche zucchina, e ripartiamo.
Per fortuna nel mentre ha smesso di piovere e raggiungiamo il passo e il controllo praticamente asciutti.
È d’obbligo fare una foto al campanile di Resia, immerso nel lago e illuminato quel tanto che basta a renderlo affascinante.
Il cielo ora si è rasserenato e si vedono anche numerose stelle.
Al controllo beviamo qualcosa di caldo mentre scambiamo due parole con Paolo, mantovano doc, sempre tranquillo e sorridente. Ci scriverà poi che ha forato diverse volte causa copertone tagliato e di aver trovato a Trento un negozio cinese dove rimediare un copertone da 12,90 euro che lo ha portato al traguardo. Sarà un “VittoLia”?
Ripartiamo dal controllo ben coperti, ci sono circa 6 gradi e la discesa è lunga…. Io che soffro molto il freddo sono quasi in tenuta invernale e non vedo l’ora di buttarmi sotto la doccia bollente. Raggiungiamo il B&B dopo 40 km e in 10 minuti riusciamo a lavarci e addormentarci. Solo questo tipo di stanchezza fa il miracolo di regalare un sonno profondo e immediato…
Dopo 5 ore ripartiamo, io ho la stessa agilità di Pinocchio ma sono concentrata e determinata. Soprattutto a raggiungere il primo controllo/ristoro dopo 5 km per fare colazione.
E così, tra un bel caffè lungo e una mega fetta di torta conosciamo Giacomo.
Con lui pedaliamo fino a Verona e poniamo le basi per un rapporto di amicizia che speriamo si rinsaldi sempre di più.
Gentile, pacato e simpatico, entra subito in sintonia con noi e in sincrono con il nostro modo di pedalare. La sensazione che abbiamo è quella di conoscerlo da tanto tempo! Con lui scopriamo il lago di Monticolo, una perla raggiunta dopo un tratto di strada meraviglioso, e seguito dal lago di Caldaro altro luogo bucolico.
La giornata è spettacolare, il cielo azzurro, le montagne maestose e la natura rigogliosa ci fanno dimenticare la fatica che pian piano si insinua nei nostri muscoli.
Al controllo di Faedo, finalmente ma anche inaspettatamente, troviamo Daniele e Angelo. Due vicini di casa che speravamo di incontrare già dal giorno prima. I volti arrostiti dal sole, qualche acciacco dovuto allo sforzo ma sereni e contenti. Il randonneur sa soffrire con il sorriso sulle labbra.
Ripartiamo con loro ma Angelo, la locomotiva di Varese, è implacabile: ha un passo decisamente fuori dalla nostra portata, o meglio, sicuramente dalla mia.
Li perdiamo di vista e ci avviciniamo a Verona, a volte chiacchierando a volte in silenzio, ognuno perso dentro i fatti suoi, per dirla alla Vasco Rossi.
L’ultimo regalo di Giorgio è a Rivoli Veronese, dove il passaggio accanto alle turbine eoliche ci fa ripassare tutto l’elenco dei santi del paradiso…..
Ma si va avanti, ormai mancano solo 30 km e niente ci può dividere dal traguardo.
Peccato però che non facciamo i conti con il rientro nella civiltà cittadina: per passare Verona incontriamo circa 8 semafori. Tutti rigorosamente rossi. Sembra di essere sul set di “The Truman show”, dove un’entità superiore ci pone davanti degli ostacoli per attardarci.
Finalmente alle 17.30 consegno il mio cartellino a Simonetta e al suo staff.
Gentilissimi e ricchi di belle parole e sorrisi, ci accolgono con calore.
Seduti a tavola per il pasta party abbiamo la sorpresa finale: una signora gentilissima si avvicina e quasi con titubanza chiede a Ivan se è proprio quel “Ivan Folli” del sito “idiaridellabicicletta” che lei legge regolarmente. Avuta la conferma dal diretto interessato, che se mai fosse possibile è diventato più rosso della maglietta della società “Uà cycling team” che indossa, la signora ci racconta che viene da Terni e ha accompagnato alcuni ciclisti. Avendo visto che tra gli iscritti c’era anche Ivan era molto contenta di averlo conosciuto. Che emozione!
E così si chiude questa avventura, raggiungendo un Traguardo per me non semplice e che fino a poco tempo fa non prendevo minimamente in considerazione. Mai dire mai…
Ora vi sto scrivendo da un bellissimo agriturismo sulle colline veronesi, ci siamo concessi due giorni di riposo e uno lo abbiamo già passato visitando la città.
Non potevamo perdere l’occasione di unire allo sport un po’ di cultura, in una delle città più belle d’Italia.
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