Uno splendido “andamento lento”

AndamentoLentoSP

E’ sabato mattina e mentre sorseggio il caffè scruto dalla finestra. Dopo giorni di nubi e pioggie, oggi è una bella giornata: il sole splende nel cielo limpido. Con Amedeo, del gruppo #Salvaiciclisti Pavia, ce lo eravamo detti al primo incontro “Non guardiamo più il meteo o ci deprimiamo”. Così abbiamo fatto e, anche se non credo sia dipeso da questo nostro comportamento scaramantico, siamo stati premiati.

Oggi è un giorno importante: è in programma a Milano la manifestazione per la Mobilità Nuova e ho deciso di unirmi al gruppo “capeggiato” da Amedeo, Andamento lento, per raggiungere Piazza Duca d’Aosta tutti insieme da Pavia. Ho provato, nel mio piccolo, a dare una mano, mettendo a disposizione quella poca esperienza che mi sono fatto in questi anni di bicicletta, cercando un percorso adatto per raggiungere la Stazione Centrale di Milano. Non ho alcuna esperienza in questo senso: nei miei spostamenti, nei miei viaggi, lunghi o corti, mi sono sempre mosso da solo e non posso negare di avere mille dubbi in testa sulle scelte fatte. Ho provato e riprovato l’intero percorso decine di volte, ma un conto è farlo da solo, un conto è farlo in gruppo.

Sono passate da poco le 8, l’aria è fresca e io ho già infilato tutti i miei dubbi nello zaino insieme ad altre inutili cianfrusaglie e sono partito alla volta di Pavia.
Devo controllare per l’ultima volta i due cantieri che si incontrano lungo la ciclabile e, fortuna vuole, sono entrambi percorribili senza deviazioni.
Raggiungo lo stadio di Pavia qualche minuto dopo le 9 e, di lì a poco, vedo comparire anche Amedeo. Sorridiamo vedendo la bella giornata che il destino ci ha riservato.
Stendiamo subito il manifesto di #Salvaiciclisti Pavia e i primi temerari che hanno deciso di pedalare con noi per circa 40Km si fanno vivi.

Siamo poco meno di 20 persone e, puntuali come orologi svizzeri, ci mettiamo in marcia. Pedalata dopo pedalata inizio a socializzare con gli altri. E’ proprio vero: la bicicletta crea legami. Ognuno ha una bella storia da raccontare e che merita di essere ascoltata. C’è Anna (almeno mi pare, ma ho il terribile difetto di non ricordare i nomi) che fa l’insegnante e che mi confessa di aver letto ai suoi alunni un pezzo tratto dal mio blog. L’idea mi commuove e sento un nodo in gola, ma cerco di non pensarci. C’è la signora con un bellissimo cestino davanti, che invidio per la sua tenacia, ci sono le due studentesse universitarie: la prima, se non ricordo male Dafne, vorrebbe vedere la Certosa, ma forse ci resta male quando le svelo che la vedremo da lontano. Cerco di giustificarmi dicendole di sapere che non porta bene agli studenti vedere la Certosa o la statua di Minerva. Non credo di averla convinta. L’amica invece viene da Napoli e non sale su una bici da anni. Le confesso che domani ci maledirà tutti. C’è un padre con i suoi due figli. Da subito ho provato una profonda ammirazione per lui. La figlia maggiore mi ha raccontato di essere bravissima ad andare sui pattini e che, insieme alla bici, sono i suoi mezzi di locomozione preferiti. Credo si starebbe molto meglio nel nostro Paese se altri la pensassero come lei. E poi c’è il fratellino, Umberto credo, che purtroppo a causa di una buca è caduto sull’asfato, ma che, come il più rodato dei ciclisti, si è rialzato ed è ripartito senza battere ciglio. Eroico. Per me è lui la maglia rosa virtuale della giornata. Poi ci sono i due studenti che non sanno bene perchè sono lì, ma che sono contenti di esserci. Un di loro, non si sa bene come, arriverà a destinazione con una bici che sembra dover cedere da un metro all’altro. C’è Ilaria che dice di aver paura di non farcela, ma che poi sarà per tutto il giorno tra i primi del gruppo a dettare il ritmo.

Ho tutti i volti ben impressi nella mia mente oggi e di ognuno ho un bel ricordo.

Ad ogni tappa qualcuno si unisce e si aggrega al gruppo. Nota di merito per Carlo e per la sua bici avenieristica, che ci accompagna facendoci ascoltare gli ACDC e altri mostri sacri della musica.

Durante la pausa pranzo al Parco Ravizza, dopo qualche momento di tensione nel primo impatto col traffico meneghino, ci raggiungono il gruppo del Bike & Furious, partiti da Pavia più tardi. Diventiamo così una 40ina. Compatti e sorridenti raggiungiamo Piazza Duca D’Aosta in perfetto orario e finalmente una calorosa stretta di mano con Amedeo, sancisce il buon risultato della missione. Tiro un sospiro ora. Sono contento. Non so bene il motivo, ma è così. La manifestazione inizia e anche lì le emozioni si accavallano. (Ho provato ad esprimere il mio punto di vista sulla manifestazione qui). Durante il corteo i sorrisi non si lesinano nel ritrovare di tanto in tanto i volti coi quali ho pedalato poche ore prima.

Dopo la mini Critical Mass improvvisata in C.so Buenos Aires, riprendo la strada di casa. Coi compagni di viaggio di giornata ci siamo separati, ma lungo tutto il percorso del ritorno, tengo sempre lo sguardo volto in avanti, speranzoso di ritrovare qualcuno e fare un tratto di strada ancora insieme. Ogni tanto mi volto indietro con lo stesso intento, mentre il sole inizia lentamente a rosseggiare.

Raggiungo casa alle 19,30: una decina di ore in sella e un’80ina di Km circa percorsi. Braccia, collo e gambe sono arrossate dal sole che lanciando l’ultimo grido, lascia spazio al cielo stellato. Sul mio volto invece non vuole saperne di calare il sorriso dopo questa fantastica giornata e dopo aver conosciuto tante belle persone. Un messaggio di ringraziamenti reciproci con Amedeo fa calare il sipario sul fantastico 4 maggio.

Il 5 maggio, andando al lavoro e ripassando dagli stessi luoghi di sabato, sono riaffiorati i ricordi. Tanti. Belli. Il cielo era grigio, minaccioso di pioggia, ma il sorriso sul mio volto è sorto lo stesso.