Sfoglio l’elenco delle salite quasi fossero le figurine di un album, alla disperata ricerca di quella mancante. Alla fine opto per la Valmalenco, appena sopra Sondrio, zona a me poco nota.
Il treno è quello classico delle 6.20, che parte stancamente dalla stazione Centrale di Milano e che mi ha accompagnato infinite volte nelle mie avventure a pedali. Scendo a Morbegno, inforco la bicicletta e, tramite il sentiero Valtellina, mi dirigo verso Sondrio. Sono 25 / 30 km, in leggera salita, buoni per scaldarsi. Giunto alle porte del capoluogo valtellinese, seguo i cartelli per la Valmalenco (SP15) e la strada comincia a salire da subito. Alterna strappi decisi a tratti pedalabili fino a raggiungere, in 13 km di ascesa, i 950m di Chiesa in Valmalenco. Fino a questo punto l’ambiente circostante non presenta particolari attrattive e il traffico è un po’ troppo sostenuto per i miei gusti, dandomi l’idea della classica meta turistica. Il cielo sopra il caschetto sembra essere diviso in due: sereno da un lato, minaccioso di pioggia dall’altro. E’ così che, nel momento in cui la strada si divide: a destra verso Campo Moro, a sinistra verso Chiareggio, decido di dirigermi verso la parte più serena.
Sin dalle prime pedalate l’ambiente cambia aspetto facendosi più selvaggio e meno frequentato. Le cave di estrazione di minerali, i musei e le iconografie di minatori, lasciano ben intuire la natura della zona. Se non bastasse però, a conferma, ci sono le innumerevoli gallerie scavate nella pietra. Nella maggior parte di esse il fondo non è asfaltato, ma in pavè e buona parte di esse non sono illuminate, rendendo necessarie la luce anteriore e posteriore. Le gallerie e le rocce circostanti caratterizzano e rendono unico l’ambiente, mentre la strada, che via via si apre sulla vallata, continua a salire per altri 17km. I più duri sono 5 dei 6 km finali: le pendenze si attestano sull’8/9%, mentre nell’ultimo km quando si costeggia il lago dominato dalla diga, la strada spiana completamente. Arrivati alla diga, a quota 1995m, l’asfalto si esaurisce. Volendo però, si può salire ancora qualche metro.
Nel cielo intanto fa capolino il sole, che riscalda un po’ l’aria in una giornata dove la temperatura non supera mai i 20°. Ma sarà una momentanea illusione.
Scendo dalla stessa strada percorsa in salita, ritrovandomi nuovamente a Chiesa in Valmalenco.
Osservo il cielo dal lato più scuro e, dopo un momento di indecisione, decido di prendere il bivio a sinistra per Chiareggio.
La strada riprende nuovamente a salire e lo farà per altri 14km, ma i più duri sono quelli iniziali. Lasciati infatti alle spalle i primi 6 km, con la sua serpentina di tornanti e i suoi costoni di roccia, si giunge al paese di San Giuseppe. Da questo momento si può tirare il fiato dato che si alterneranno lunghi tratti in falsopiano ad altri nei quali si guadagna ancora quota, ma senza pendenze eccessive. Arrivo così ai 1612m di Chiareggio, proprio nel momento in cui dal cielo cominciano a cadere le prime gocce d’acqua. Non mi godo appieno l’ambiente e opto per coprirmi e scendere al fine di evitare il maltempo che incombe.
Mi basta perdere un po’ di quota perché smetta di piovere, ma il vento furibondo che si solleva non lascia presagire nulla di buono.
Ho già percorso più di 100km e opto così per puntare la stazione di Sondrio e riprendere il treno da lì, senza rischiare di prendere pioggia per i 25 km di fondovalle che mi ricondurrebbero a Morbegno. Faccio bene perché riesco giusto a entrare in stazione e salire sul treno, prima che una pioggia copiosa scurisca la strada e lasci graffi d’acqua sul vetro del finestrino, mentre il vagone si mette in moto.