Ci sono salite che forse non si portano dietro la nobiltà e il fascino dei grandi passi alpini, che non sono famose e note alle cronache ciclistiche semplicemente perchè sul loro asfalto non sono state scritte pagine di sudore dagli dei del pedale. Percorrendole però, ci si rende conto come non siano meno dure delle più note “parenti” e che riservino viste stupefacenti e altrettanto emozionanti.
A portarmi alla scoperta di quete ascese a me estranee, è ancora una volta Claudia che, con un po’ di azzardo e spensieratezza, mi propone un percorso duro e alquanto impegnativo.
E dire che l’inizio è soft: con il treno che ci lascia alla stazione di Laveno – Mombello e le prime pedalate che girano rotonde costeggiando il lago Maggiore accarezzati dalla fresca brezza di fine settembre. Varchiamo il confine Svizzero e, giunti a Vira, frazione di Gambarogno, dopo aver percorso circa 40km, ci concediamo una pausa caffè sul lago prima di cominciare la prima fatica di giornata.
Saldo la colazione con i franchi rimasti in tasca da vecchi giri, contento di essermene finalmente liberato, pur realizzando di aver pagato un discutibile caffè circa 3€ 😀
Da subito la salita mette le cose in chiaro, con pendeze che non si scostano dal 9,5 / 10%. E’ salita dura, vera, crudele; addolcita dalle spensierate viste che si aprono senza preavviso sul lago. L’unico tratto di respiro lo concede dopo 7km, a quota 820m, ma è il preludio a un finale pirotecnico perchè dal km 8 e per i successivi 5, difficilmente l’asfalto si piega sotto al 10% e difficilmente il respiro trova pace!
Si guadagna quota rapidamente, tra la vegetazione e l’ombra fresca. Raggiungiamo così la sommità dell’Alpe Neggia, dopo circa 13km di salita, a quota 1395m. Una splendida vista e un bar – ristoro, alleviano la nostra fatica.
Raffiche di vento e nubi minacciose dal sapore autunnale, incuranti del sole, ci convincono a ripartire senza fermarci troppo.
La discesa si esaurisce in fretta però, perchè giunti a quota 1000m, la strada, che nel frattempo rientra in Italia, si srotola alternando continui saliscendi, più o meno duri, che ci mantengono in quota. Giunti ad Armio, nulla ci vieterebbe di goderci la meritata discesa fino a Maccagno, ma nel disegnare il suo percorso Claudia ha venduto l’anima al diavolo (chissà per quale ricompensa poi) e così deviamo a destra riprendendo a salire verso il Passo Forcora (1179m). Sono solo 3km di salita…. Ma che si elevano perfidamente, senza scendere mai sotto il 10,5% e con punte che arrivano al 15/17%!!!! Il sudore scende copioso lungo la schiena, ma fortunatamente l’agonia è breve.
Finalmente scenderemo, mi convinco, invece no: perchè giunti a quota 940m, prendiamo l’ennesima deviazione a destra e una nuova salita, per fortuna questa volta non dura, fa capolino sotto le nostre ruote. Arriviamo al lago Delio, inaspettato specchio lacustre di origine glaciale, che mi coglie di sorpresa.
La strada si esaurisce sulle sponde del lago. Non ci resta quindi che girare le bici e ricongiungerci con l’SP5 abbandonata poco prima. Questa volta si scende davvero!
A Maccagno le pendenze favorevoli si esauriscono e ci ricongiungiamo con la strada lungolago. Rimaniamo sulle sue sponde per poco però, perchè di lì a una manciata di km, Claudia mi propone l’ennesima deviazione seguendo a sinistra per Brebbia e convincendomi che il peggio è alle spalle. Costeggiamo i laghi di Comabbio e Monate, nel vano tentativo di distrarmi e di farmi digerire un’ultima salita spaccagambe che cristallizza il mio garmin con un bel 2300m D+ e 150km percorsi.
‘Ch’io non ci pensi: salita il tuo nome è donna’ (SemiCit.) 😀
Altimetria Alpe Neggia
Altimetria Passo Forcora (da Armio in poi)
Il percorso