DISTANZA: 318Km |
DISLIVELLO: 3000m D+ |
PARTENZA / ARRIVO: Nerviano (MI) Percorso formato da due anelli con partenza e arrivo a Nerviano. Vedi mappa percorso |
SALITE AFFRONTATE: – Super Ghisallo – 956m – Colma di Valpiana – 875m |
DIFFICOLTA’:* |
PANORAMA:* |
*Valutazioni personali
IL GIORNO PRIMA
Sabato mattina il cielo imbronciato e le strade viscide non promettono nulla di buono, ma dopo un po’ di tentennamento mi faccio coraggio, salto in bici e parto per un breve giro nei pressi di casa. A Oleggio prende a piovere con decisione. Il pensiero va immediatamente a quei randagi che sono già sul percorso… Chissà quanta acqua li attende. Non li invidio. Fortuna che noi abbiamo optato per partire il giorno successivo.
VERSO LA MADONNA DEL GHISALLO PER LA CONSEGNA DELLE MAGLIE DELLA NAZIONALE ARI
Domenica mattina la sveglia suona che fuori è ancora buio pesto. Alle 6 e spicci siamo pronti ai nastri di partenza di Nerviano, sotto un cielo bigio, incerto e malinconico. Quasi fosse ormai un rituale delle recenti randonnée, ci avviamo in leggero e pedalabile falsopiano a salire, verso la provincia di Como. Teniamo un ritmo agile e spensierato, tenuto conto che questa volta i chilometri non sono più 200, ma ben 300! Sia io che Claudia abbiamo già percorso più volte questa distanza, ma mai insieme. Sarà un bel banco di prova!
40Km e Como, ancora assopito nella fresca domenica mattina, è alle spalle senza patemi. Imbocchiamo la SP583 lungolago che riserva splendide viste sulle acque bluastre. La nostra attenzione è però rapita dai nuvoloni minacciosi che si stagliano nel cielo e dall’asfalto umido che vediamo scorrere sotto le ruote. A Nesso, poco dopo il famoso orrido, è posto il primo punto di controllo. Ripartiamo proprio mentre sopraggiunge di gran carriera il treno della Nervianese, dove riconosciamo Mino e Graziano.
Scongiurata la pioggia, finalmente il cielo sembra aprirsi, proprio mentre, dopo 66Km, in prossimità di Bellagio, prendiamo a destra e iniziamo ad arrampicarci lungo i fianchi del Ghisallo. La strada è un brulicare di bici e ciclisti, tutti diretti alla “mecca del pedale”. Poco dopo Guello, però, il percorso prevede di abbandonare la strada classica che porta al santuario e proseguire a destra, verso quello che è stato comunemente ribattezzato Super Ghisallo. Anzichè salire infatti ai 754m della vetta, si arriva a quota 956m attraverso una strada isolata e sinuosa, per poi scendere in picchiata verso il museo, dove è posto il secondo check point.
Il piazzale è preso d’assalto da una moltitudine di ciclisti, tra i quali riconosciamo tanti amici randonneur.
In occasione del passaggio della manifestazione, è prevista infatti la consegna delle maglie della Nazionale Italiana ARI al Museo del Ghisallo, dove verranno esposte. Una bella soddisfazione e un bel riconoscimento per il nostro movimento.
Pionieri di un tempo passato e randagi ancora di primo pelo, sotto lo stesso cielo per un evento che rende orgogliosi tutti indistintamente. Sono felice soprattutto per gli amici Fulvio e Franco, che dona una delle sue maglie al museo: un riconoscimento del quale esserne orgogliosi!
I chilometri che ci riportano a Nerviano, sono una leggera e piacevole planata, un nastro che si riavvolge, riconducendoci al punto di partenza dopo 140Km. Facciamo razzia delle provviste lasciate in macchina e siamo pronti a timbrare al passaggio intermedio e ripartire.
VERSO LA MADONNA DEL SASSO
Ci accodiamo al gruppo di Franco, Rosanna, Graziano e Mario e, nella loro piacevole scia e compagnia, ci lasciamo rapidamente alle spalle altri 40Km di pianura. Quello che mi preme però è mantenere un ritmo non troppo sostenuto che ci permetta di portare a termine la prova senza eccessive difficoltà, così propongo a Claudia di sfilarci e andare del nostro passo non appena, passato il ponte di Oleggio, iniziano le prime asperità.
Ecco le vigne, le colline novaresi e la salita del Santuario di Boca, che fa da antipasto all’ascesa successiva. Scesi a Borgosesia, prendiamo infatti a salire verso la Cremosina, una strada che riporta alla memoria piacevoli ricordi, ma giunti in vista della galleria che segnerebbe la fine delle fatiche, prendiamo a sinistra prolungando i nostri sforzi fino a raggiungere gli 875m della Colma di Valpiana. L’ultimo tratto, vuoi per l’asfalto al limite del praticabile e vuoi per i tornanti velenosi, è quello più ostico, ma la vista che si può godere dal Santuario della Madonna del Sasso, ripaga di ogni goccia di sudore versata.
Sopra i nostri caschetti è un andirivieni di elicotteri, che ci fanno ipotizzare sia successo qualcosa. Solo una volta giunti a casa, scopriremo purtroppo della tragedia sulla funivia del Mottarone, che abbiamo ammirato di fronte a noi, ignari di tutto.
La discesa verso il lago d’Orta esaurisce rapidamente tra un tornante e l’altro. Abbiamo percorso ormai 240Km e l’acido lattico inizia a scorrere nelle gambe. Un supermercato aperto è una vista tipo oasi nel deserto: lo prendiamo d’assalto e, nel modo meno decoroso possibile, improvvisiamo un rifornimento sul marciapiede a base di pizzette e muffin. Ora si che siamo pronti a rimetterci in marcia!
Strappi e strappetti, rampe e rasoiate sono quello che caratterizzano i chilometri a seguire, in particolare quello di Revislate, dove Claudia si lascia andare a una serie di improperi degni di un bar veneto di paese, durante una partita di briscola.
A Marano Ticino (278Km) ogni tipo di asperità si esaurisce sotto le ruote e possiamo finalmente procedere in meritata pianura. Ripassiamo il ponte di Oleggio e imbocchiamo la ciclabile sulla destra, mentre il cielo lentamente cede il passo alla sera. Sono le 8 passate, siamo in sella da oltre 12 ore, ma ormai sentiamo il sapore dell’arrivo sulle labbra. La ciclabile del Naviglio Grande e del Villoresi fanno da sfondo a un tramonto infuocato, mentre il fascio di luce illumina l’asfalto deserto che via via si apre ai nostri occhi.
Riusciamo a tenere un buon ritmo, ma gli ultimi chilometri sembrano non voler finire più: proseguono dritti nel buio senza fine. Il Garmin segna ormai 315Km, ne mancano giusto un paio per completare il percorso, ma è tempo di tirare un compiaciuto sospiro di sollievo e goderci la meritata soddisfazione per il nostro primo 300 portato a termine insieme.
Raggiungiamo Nerviano, dopo 15 ore e 30′, mentre il centro sta per chiudere, appena in tempo per salutare Mino e ringraziare gli addetti della Nervianese che hanno gestito a meraviglia la manifestazione.
Non diciamo molte parole, non ce n’è bisogno, ma si percepisce la nostra soddisfazione nell’aver portato a termine, fianco a fianco, un’altra bella avventura.
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