DISTANZA: 389Km |
DISLIVELLO: 3000m D+ |
PARTENZA / ARRIVO: Zibido San Giacomo (MI) Percorso ad anello. Vedi mappa percorso |
SALITE AFFRONTATE: – Colle del Giovo – 510m – Passo dei Giovi – 473m – Passo della Castagnola – 590m – Garbagna – 426m – Casasco – 376m |
DIFFICOLTA’:* |
PANORAMA:* |
*Valutazioni personali
DESCRIZIONE / RACCONTO:
Sabato mattina, treno Gallarate – Milano: faccio un rapida lista di quello che ho con me e quello che potrei aver dimenticato a casa. La cosa, anzi la persona che mi mancherà di più è senza dubbio Claudia che oggi, causa lavoro, non potrà essere con me. Pedalerò da solo quindi, come ai “vecchi tempi”.
Metropolitana fino ad Assago e 5Km di riscaldamento per raggiungere Zibido San Giacomo, luogo di partenza della Randonnée Carlo Galetti. E’ il primo 400 di questo 2021 e a confortarmi c’è il fatto di aver già preso parte a questa manifestazione due anni fa, anche se il tracciato è stato modificato. In primo luogo la partenza e l’arrivo, che non sono più a Corsico e poi il passo del Tuchino che, causa lavori sulla strada, non verrà affrontato ed è stato rimpiazzato dal altre ascese.
Nella testa i dubbi si mischiano come carte del mazzo: ce la farò? Sono pronto? Reggerò la notte?
Faccio un respiro profondo, aggancio lo scarpino e parto, sotto un cielo denso di nuvole pesanti e un vento vigliacco che a tratti mi spinge e a tratti tira delle vere e proprie rasoiate laterali-contrarie. Guardo l’orizzonte e mi auguro almeno oggi non piova.
Le prime pedalate le muovo nel Parco Agricolo Sud Milano, strade che conosco bene dato che per una decina d’anni, quando vivevo da queste parti, sono state lo sfondo delle mie uscite.
Oltrepasso il Ticino al ponte delle barche di Bereguardo (Km 29) sempre più rovinato, lasciato all’incuria e pericoloso.
Ben presto i campi di terra scura, lasciano spazio alle risaie già ricolme d’acqua, nelle quali le nuvole dense si specchiano. A Pieve del Cairo (Km 64) è posto il primo controllo, qualche centinaio di metri prima di oltrepassare il Po. Gli stradoni infiniti la fanno ora da padrone e il panorama offre ben pochi spunti fin dopo Alessandria. L’unica vera consolazione è che il vento sembra placare la sua ira.
Cominciano i primi saliscendi, strappi pedalabili e rognosi si alternano con regolarità, fino a raggiungere il secondo check-point di Carpeneto, dopo 128Km. La strada continua a salire fino a Cremolino, per poi lasciarsi andare a una piacevole e dolce discesa fino ad Acqui Terme. Finalmente anche le nuvole pesanti tolgono il disturbo e un sole dorato mi accarezza la pelle.
L’asfalto riprende ben presto a salire, seppur con pendenze pedalabili, fino a raggiungere i 510m di Colle del Giovo. Un tratto in falsopiano e una veloce discesa, mi separano da Varazze e soprattutto dal mare che corre al mio fianco per una trentina di chilometri.
A guastare il momento ci pensa purtroppo il traffico: sostenuto sin dai primi metri lungomare, nevrotico da Arenzano in poi. Non vedo l’ora di lasciarmi Genova alle spalle, ma per imboccare la strada che porta a Pontedecimo, bisogna passare circa metà città.
Superare il capoluogo Ligure è una liberazione e, dopo 240 Km, raggiungo il terzo punto di controllo. Sono ormai le 19 passate e vuoi non regalarti almeno un pezzo di focaccia? Seduto su una panchina, attiro l’attenzione di un giovane ciclista che, incuriosito da bici e borse da bikepacking, mi chiede cosa stia facendo. Quando scopre che la notte la passerò in sella, rimane alquanto sbigottito, ma come dargli torto?!
Riparto, mentre il sole si spegne oltre le colline e l’asfalto riprende a salire fino al Passo dei Giovi (473m). Nel tratto più impegnativo incontro il primo randagio da quando sono partito la mattina, ma ironia della sorte lo trovo a piedi con bici a mano. MI assicuro che non abbia qualche problema meccanico, ma confessa candidamente di avere solo male al sedere e quindi, i pezzi di salita più duri, li fa a piedi. Ottimo modo per lenire il fastidio e non perdere troppo tempo. La discesa dura solo pochi minuti perché, dopo una svolta a sinistra, si riprende a salire, con pendenze più acide, verso il Passo della Castagnola (590m).
Gavi, che risplende col suo forte illuminato sin da lontano, è il quarto check point, che raggiungo dopo 275Km. E’ ormai buio e le stelle appese lassù, sembrano garantire una notte serena. All’arrivo incrocio Roberto col suo gruppo mentre stanno per ripartire. Ancora non lo so, ma ne uscirà un amichevole inseguimento reciproco che culminerà a notte fonda con un armistizio.
Caffè, luci, giubbottino rifrangente e si riparte. Restano ancora due salite prima del piattone finale e se la prima, Garbagna, la conosco e so che è pedalabilissima, lo stesso non posso dire della seconda. Fortunatamente non la conosco, ma appena imbocco a destra la curva a U, mi rendo conto che ci sarà da sudare. Il rampone finale al 18% è una fucilata a pallettoni di sale e fatica nelle gambe. Ecco di nuovo Roberto e il suo gruppo che stanno per ripartire proprio mentre arrivo. O meglio, mi indica una fontana di acqua rivitalizzante poco distante, per distrarmi e partire di soppiatto 😀
Le salite sono ufficialmente terminate e a Voghera (Km 330) iniziano gli ultimi 60 Km di piattone padano. Noto a un incrocio Roberto e compagnia fermi per rifocillarsi. Li saluto e proseguo nella notte, anche se so che essendo una decina, ben presto mi raggiungeranno di nuovo.
Non passano molti Km che sento alle spalle sopraggiungere il treno di Equilibrio Urbano, la squadra di Roberto, salgo anche io a bordo e procediamo insieme. Il ritmo è sostenuto, ma le strade, vuoi per l’ora e vuoi per il coprifuoco, sono prive di qualsiasi forma di vita, così riusciamo a parlare amabilmente nonostante l’andatura.
Considerando i tempi della volta precedente, avevo messo in conto di arrivare al traguardo verso le 6 / 7, di modo da andare a riprendere la metropolitana e il treno come all’andata. In realtà arriviamo ben prima: una manciata di minuti dopo le 3. Saluto e ringrazio tutti e, con Roberto e un suo amico/collega, ci avviamo verso Milano. Inutile attendere che apra la metro, faccio decisamente prima ad andare direttamente in stazione.
Le strade di Milano sono deserte, come raramente capita di vederle. Pochi minuti dopo le 4 sono alla stazione di Porta Garibaldi. Il primo treno parte alle 5.35, non mi resta che far scorrere il tempo su una panchina, riguardano le foto e ripensando a tutte le sensazioni vissute, nell’arduo tentativo di tenere gli occhi aperti.
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