DISTANZA: 310Km |
DISLIVELLO: 850m D+ |
PARTENZA / ARRIVO: Bolzano (BZ) / Ferrara (FE) Percorso in linea. Vedi mappa |
SALITE AFFRONTATE: |
DIFFICOLTA’:* |
TRACCIATO:* |
PANORAMI:* |
ORGANIZZAZIONE:* |
*Valutazioni personali
Sfogliamo le randonnée del week end come petali di una margherita: “Questa no, questa si ma, questa forse…”. Sconsolati e demotivati, decidiamo di aprire quel cassetto dove abbiamo riposto tutto quello che ci piacerebbe fare insieme per vedere cosa troviamo dentro.
Incastriamo alla bene e meglio impegni, lavori, treni e bici come fossero pezzi di un complicato puzzle e, nel primo pomeriggio di sabato, saltiamo a bordo di un treno che da Milano ci porta a Verona. Poi un altro che da Verona ci accompagna a Bolzano.
La Rando Imperator è uno di quegli eventi che vorremmo percorrere fianco a fianco, Claudia e io. Per il 600, che tradotto vuol dire andare a Monaco in Germania, non c’è possibilità, anche perché mentre noi siamo comodamente seduti sul treno, i nostri compagni randagi sono già in sella tra Germania e Austria, pronti ad affrontare le Alpi. Scartata dunque questa (im)possibilità, non ci resta che optare per il 300 che da Bolzano, domenica alle prime luci dell’alba, ci porterà a Ferrara in serata.
Niente è scontato, compreso trovare un albergo all’ultimo minuto che ci chiede un supplemento per permetterci di recuperare le NOSTRE bici la mattina presto e che ci vieta categoricamente di portarle in camera (??). Ingoiamo il rospo e, sotto un cielo bigio e qualche fortuita goccia di pioggia, riusciamo a iscriverci, mentre i primi avventurieri con già 300 e passa Km nelle gambe, raggiungono stanchi e infangati la capitale Tirolese.
La mattina la sveglia suona presto, poco dopo le 4. Il tempo di prepararci, fare colazione, consegnare le borse agli organizzatori per poterle recuperare a Ferrara e siamo pronti a partire alle 5.30 in punto.
Il percorso non presenta difficoltà altimetriche e, per tutta la prima parte, segue su ciclabile il corso dell’Adige. Luoghi che conosco bene, dove mi sono trovato più volte a pedalare. Di tanto in tanto qualche goccia di pioggia fa capolino, ma il fastidio maggiore è dettato dall’asfalto che, zuppo come un spugna, bagna ben presto calze e scarpe. Schizzi di fango volano ovunque: sulle gambe, sulla schiena, sul viso.
Presso il Bici Grill Ruota Libera, che raggiungiamo dopo circa 110Km, è posto il primo punto di controllo, dove ci attende un sacchetto con biscotti, banana, panino, succo e acqua.
Una discesa a rotta di collo ci permette di raggiungere il lago di Garda dopo 153Km. Il cielo sembra finalmente aprirsi, regalandoci qualche sporadico scorcio di lago soleggiato.
A Peschiera del Garda il percorso è alquanto trafficato e arzigogolato, in particolare un passaggio sterrato che ci costringe a scendere di sella e fare un tratto a piedi.
La ciclabile del Mincio ci accompagna velocemente nel cuore di Mantova e dei suoi laghi (Km208) dove ci attende festante il ristoro degli Alpini con ogni ben di Dio. Le facce degli altri randagi cominciano a essere stanche e segnate, le bici abbandonate sul prato come carcasse nel deserto.
Risaliamo in sella dopo qualche minuto e, i miei timori riguardanti il vento, si materializzano in folate di aria avversa che ci respingono. Un single track sterrato ci obbliga nuovamente a scendere di sella, complice anche il fango presente. La Ciclovia del Po ci tiene rialzati rispetto a strada e vegetazione, lasciandoci nudi in balia del vento.
Fatichiamo oltremisura e il nostro incedere si fa ben presto goffo e pesante, sull’asfalto dissestato e granuloso.
A Sermide (Km 268) è posto l’ultimo check point, dove facciamo razzia di ogni cosa commestibile. Il vento finalmente placa la sua indole ribelle, così possiamo riprendere di buona lena verso Ferrara.
Non prima di essermi fermato per un contrattempo che ha rischiato di farmi perdere la ruota anteriore!
Un lungo e dritto tratto di ciclabile, attorniato da pioppi, è l’ultimo ostacolo prima del traguardo. Le radici creano continui dossi naturali e i piumini si attaccano ovunque come mosche alla carta. Guardo l’orizzonte di alberi e, complici i continui sobbalzi, mi illudo di trovarmi nella foresta di Arenberg, l’inferno del nord.
Un misto di acqua, fango e piumini crea uno strato di cartapesta su bici e gambe, ma ormai Ferrara è a portata di ruota.
I continui semafori ci fanno penare l’arrivo fino all’ultimo, ma ecco che la splendida Piazza del Castello, illuminata dalla luce ocra del tramonto si materializza davanti ai nostri occhi come il Taj Mahal. Abbandoniamo i nostri destrieri a pedali sul ciottolato e ci sciogliamo in un soddisfatto, sudato e provato sorriso.
Il tempo di raccogliere le nostre carabattole ed eccoci nuovamente in sella, questa volta con destinazione stazione. Un convoglio carico di tifosi del Bologna ci porta nella città Felsinea e uno, decisamente più tranquillo dove dormiamo profondamente, ci scorta fino a Milano. Poche pedalate notturne nella capitale Meneghina ed eccoci finalmente alla macchina che ci riporta a casa.
Una corsa nella rincorsa, un quadro dove, una volta tanto ogni pezzo va al suo posto.
Il fango scivola via sotto il getto caldo della doccia, la stanchezza si perde tra le pieghe delle lenzuola. Al risveglio non rimane che il sorriso.
Magari in un futuro prossimo o anteriore ci proveremo con il 600, ma per ora va bene così.
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