Pedalando tra Jim e l’inverno

Tjei

Sembra ieri che è iniziato l’autunno, invece si sente già nell’aria il sapore d’inverno.
Alcuni giorni i suoni si fanno ovattati e le giornate si sono fatte cortissime, complice anche il cambio dell’ora che mi rattrista sempre un po’.
Il freddo ha dato il suo assaggio per una decina di giorni, prima di allentare la sua morsa e farmi respirare. Già, perchè quando la mattina esco e faccio le prime pedalate, il freddo mi entra nei polmoni e il fiato si spezza. Gli occhi lacrimano e non ho mai capito se lo fanno per via delle basse temperature o per via dei pensieri che passano per la testa. Felici e tristi.

E’ arrivato Halloween e, chi più chi meno, ognuno di noi ha ripensato ai propri mostri e streghe che si porta dentro. Qualcuno avrà sperato che, vista la ricorrenza, si spostassero a tormentare qualche altro corpo, qualche altra mente. Qualcuno li avrà rimessi a tacere appena passata la lugubre notte. Qualcunaltro avrà deciso di affrontarli.
Non è semplice trovarsi faccia a faccia con i propri mostri, ci vuole del coraggio, ma forse è l’unico modo per sbarazzarsene davvero o per capire che forse, mostri, non lo sono.

Passata la notte degli spiriti, è stata la volta della pioggia. Tanta, troppa. Ha sommerso intere città, spazzato via case, cose e sogni. Ogni volta che accade mi chiedo quanto debba subire ancora l’uomo prima di capire che è lui stesso la causa di questi disastri.
Io buona parte della pioggia l’ho presa e, per quanto mi copra con abiti impermeabili, alla fine lei trova il modo di filtrare e di entrare nelle ossa.
Amen. Perchè come diceva il compianto e saggio Jim: “…Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime…”.

Ogni volta che piove a Milano ci si imbatte in un traffico più impazzito del solito: le auto si fermano in sosta in doppia fila un po’ ovunque, quasi la gente non sia più in grado di percorrere qualche metro sotto l’acqua.
Ho passato ore ed ore sotto la pioggia e posso garantirvi di essere ancora vivo.

Quando piove adoro guardare le pozzanghere e cercare in esse un riflesso da fotografare. Chissà perchè anzichè guardare la realtà, preferisco cercarne un riflesso… Forse perchè mi sembra più misteriosa, più deforme, più strana o interessante di quel che è.

In questi giorni grigi e tetri, sono successe altre cose. La prima è che ho finito di scrivere e autopubblicato il mio romanzo “Acqua o sasso” e non nego che è stata una grande soddisfazione a livello personale. Ho trovato lo scrivere molto simile all’andare in bicicletta: entrambe le cose mi fanno sentire libero.
La seconda è che sono riuscito a completare la mia prima mezza maratona di corsa. Era un allenamento, una prova, una sofferenza. Però mi ha reso fiero di me stesso e spero di poter correre la mia prima, vera, mezza maratona, alla StraMilano, la mia città.
La terza cosa è che, tra una corsa e una pedalata, sono invecchiato di un anno e ora forse dovrei essere più saggio, mettere sale in zucca, ma in realtà mi sento sempre lo stesso ragazzo sognante e scapestrato di diciotto / vent’anni. Forse meno. Non credo mai crescerò.
La cosa importante è che il “nefasto giorno” sia passato perchè… “Dovrebbero sospenderli i compleanni in anni come questo: dovrebbe esserci una legge, civile se non di natura, che consentisse di compiere gli anni solo quando le cose filano lisce. Adesso perché mai dovrei voler compiere trentacinque anni? Non mi va. Non mi conviene. La vita di Ivan Folli al momento è congelata, e lui si rifiuta di crescere ulteriormente. Per favore, tenete tutti i biglietti d’auguri, le torte e i regali per un’altra occasione“. (Semi-Cit. da Altà Fedeltà).

Comunque non è tutto freddo, pioggia, grigio e nostalgia. Ci sono giorni dove il tempo regala dei tramonti o delle albe spettacolari… In quei momenti, tutta la pioggia presa sembra svanire nell’anima come se si perdesse nello scarico del lavandino e fluisse via. Tutta la fatica e stanchezza vengono ripagati da quell’immenso spettacolo della natura, da quei colori che ogni volta mi riportano alla memoria Monet. Ci sono giorni in cui basta una zuppa calda a riscaldarmi lo spirito, o un comignolo fumante a farmi immaginare il calore di casa. E allora continuo a pedalare, nonostante tutto. Aspettando un tramonto, un’alba, una fuga, un sogno da inseguire. Aspettando di seminare i miei mostri, aspettando di crescere pur sapendo che non avverrà.

E quando le nubi pesanti proprio coprono tutto e tutto sembra triste, allora il buon vecchio caro Jim corre in mio aiuto: “Se una mattina ti svegli e non vedi il sole: o sei morto, o sei il sole“.

Tjei2