Studio la cartina del percorso che ho in mente, mentre il treno si avvia stancamente dalla stazione di Milano Lambrate. Alle 9 e spicci sono a Verona e, sotto un bel sole, monto in sella.
In pochi minuti sono a Quinzano dove, tra vigneti e belle colline verdeggianti, la strada inizia a salire verso Montecchio. La salita in realtà è meglio conosciuta come Cola, prendendo il nome dalla trattoria che si incontra salendo da Avesa. Ecco, appunto, il versante ufficiale per salire sarebbe quello, ma io opto per salire da Quinzano di modo da disegnare un percorso circolare. L’ascesa, fatta eccezione per un paio di brevi tratti, non presenta particolari difficoltà e in 9km porta ai 495m del piccolo abitato. Scendo verso Grezzana, su una strada decisamente più ripida. Le vere difficoltà sono però rappresentate dall’asfalto un po’ disconnesso, dai giochi di luci e ombre che si creano nei tratti di bosco e dalla flotta di ciclisti che incontro in senso inverso.
Da Grezzana a Bellori parte un falsopiano di circa 10km in leggera ascesa. Giunto a Bellori, abbandono la SP14 e prendo a destra seguendo le indicazioni per Lughezzano. Qui inizia la seconda ascesa di giornata. Le pendenze sono pedalabili, il traffico nullo (zero auto incontrate in tutta l’ascesa) e la strada è spesso ombreggiata. Insomma salire è quasi un piacere! A Lughezzano, poco dopo una simpaticissima casa di Biancaneve (impossibile non notarla), prendo sulla sinistra la strada che porta a Bosco Chiesanuova. Anche la strada principale in realtà arriverebbe a destinazione, ma se possibile, quella a sinistra, è ancora più isolata e tranquilla. Le uniche forme di vita che incontro sono: altri due ciclisti che salgono chiacchierando, mucche che pascolano beate e qualcuno a piedi. In 12km di facile salita giungo ai 1106m del paese, noto per aver dato i natali ai fondisti Sabina e Fulvio Valbusa e alla biker Paola Pezzo.
Lasciato l’abitato alle spalle, la discesa non è immediata, anzi con qualche falsopiano e un breve tratto di facile salita proseguo fino a raggiungere Velo Veronese.
Finalmente discesa. Intanto sopra il caschetto il cielo si fa scuro e minaccia visibilmente pioggia. Fortunatamente le minacce resteranno tali e il sole farà di nuovo la sua comparsa sgomitando tra le nuvole. All’incrocio con la SP10, prendo a sinistra dando il là alla terza fatica di giornata. In pochi minuti raggiungo l’abitato di Giazza, dove la strada spiana, per poi riprendere a salire regolare sino al Rifugio Revolto (1336m) che raggiungo dopo 11km di ascesa. Delle tra salite percorse è quella che offre meno panorami, dato che si rimane spesso intrappolati tra la vegetazione del bosco. Dal rifugio si ha invece una bella vista sui monti. La discesa è obbligata dal medesimo versante (la strada è chiusa da una sbarra e diventa sterrata poco dopo il rifugio) e in pochi minuti sono nuovamente al bivio da dove ero arrivato. Questa volta tiro dritto, raggiungo Selva di Progno e inizio la planata verso Verona. A tediare la mia marcia c’è il vento (a volte laterale a volte contrario) che mi obbliga a pedalare nonostante le pendenze a favore.
Giungo a Tregnago e… Mi è sembrato di vedere un lupo! Si si è proprio un lupo e credo di sapere anche chi. Vedo due macchie fucsia avvicinarsi su altrettante bici e non possono che essere due amici di Luparound. Ma non sono due “lupi” qualunque: sono il mio mito Marco Tosi (una vita leggendaria trascorsa in sella) e Aldo Ridolfi. Insieme hanno scritto il libro che racconta la storia in bici di Marco: 500.000 km.
Man mano che i due si avvicinano, sento l’emozione trasalire nel petto. Sono sempre stato convinto che certi incontri non sono casuali e, per quanto assurdo, credo fosse scritto da qualche parte che io e Marco dovessimo incontrarci, in bici, in quel momento. Se io o lui fossimo passati 5′ prima o 5′ dopo, non ci saremmo incontrati. Ma evidentemente, la sorte, aveva previsto tutto.
Marco mi invita a casa sua, beviamo una birra insieme e mi mostra il suo personale museo fatto di km, ricordi, emozioni e fatica. Resterei lì un tempo indefinito a ascoltarlo, mentre mi racconta i suoi viaggi, le sue scalate, le sue imprese. Come spesso capita, purtroppo, il tempo prende a scorrere via più veloce dei battiti del cuore e per me è tempo di risalire in sella.
Ci salutiamo dopo aver scattato una foto insieme.
Da Tregnago a Verona sono un’altra trentina di km, buona parte col vento in faccia… Ma ormai chi la sente più la fatica, nonostante i 127km e gli oltre 2000m di dislivello, l’incontro con Marco ha spazzato via ogni goccia di acido lattico.
Ripensandoci ora, vista la nuova linfa vitale e col senno di poi, se da Verona avessi continuato a pedalare non sarebbe stato poi così stupido. Già, perchè ripreso il treno, sono rimasto fermo per oltre un’ora in un punto indefinito della campagna tra Brescia e Milano a causa di un guasto al locomotore. Arrancando il convoglio raggiunge la sua destinazione in tremendo ritardo e io la mia, quando è omrai buio.
Percorso
Altimetria Cola
Altimetria Bosco Chiesanuova
Altimetria Rifugio Revolto