E’ un sabato mattina uggioso, con il sole timido che ogni tanto spia il mondo sporgendosi dalle nuvole. Scendo dal treno a Peschiera sul Garda verso le 9.30 e subito mi avvio seguendo l’argine fino a Lazise. Qui abbandono la ridente e brulicante riva per spostarmi verso l’interno. Da subito la strada comincia a salire, anche se con pendenze abbordabili. Il mio obbiettivo è quello di arrivare in cima al Monte Baldo, per poi scendere dall’altro versante e rientrare alla base facendo una seconda salita.
La strada per arrivare in cima al Monte Baldo è lunga: 24km e 1400m di dislivello. I primi 14 sono regolari, uniformi, quasi noiosi. Un tratto di piano e leggera discesa cambia il copione per un paio di chilometri, grazie ai quali arrivo a Ferrara di Monte Baldo, dove faccio scorta d’acqua a una fontana a bordo strada. Da qui in poi la salita cambia decisamente registro, con una rampa di oltre un km al 10%.
Dopo 20km di ascesa giungo al Rifugio Novezzina (1236m) e all’osservatorio astronomico. L’asfalto spiana un po’ tra gli alberi, prima di riprendere a salire deciso tra i pascoli. Al km 22, parte invece un’altra rasoiata all’11/12% che mi eleva ai 1500 e spicci. Manca ormai un solo km alla vetta, ma dopo una curva a sinistra devo fermarmi e mettere il piede a terra: 15cm di neve ricoprono l’asfalto e, per quanto spinga in là il mio sguardo, non riesco a scorgere la fine di quel tappeto bianco. La montagna è così. Ancora una volta trova conferma la mia teoria che per scalare una salita il 45% dipende dalle gambe, il 35% dalla testa e il 20% dalla montagna. Questo è uno di quei casi nei quali quel 20% vuol dire non farcela. Inutile crucciarsi, arrabbiarsi o demoralizzarsi perché, semplicemente, la natura è più forte; semplicemente la neve se ne frega. Sorriso sulle labbra mi godo quell’atmosfera che sa tremendamente di epicità e leggenda. Ripenso a quando scalai il Pordoi sotto i fiocchi di neve in un’atmosfera magica, mentre infilo la mano nella coltre gelida. Non mi resta che girare la bici e ripercorrere la strada da dove sono salito.
Le ruote corrono veloci verso le acque del lago, ma a differenza dell’andata, punto dritto all’abitato di Garda. Tornato sul lago, lo risalgo sino a Torri del Benaco, dove abbandono nuovamente la SR249, per cimentarmi nella salita che porta a Albisano. L’ascesa non è impegnativa: sale regolare per 7km in un’altalena di tornanti affacciati sul Garda. Ho percorso ormai 100km e per tornare a Peschiera ne mancano altri 28, ma sono quasi tutti in leggera discesa e sotto un sole finalmente spavaldo.
Il giro si conclude dove era iniziato e poco importa se non è stato quello che volevo: due salite, in fondo, le ho comunque scalate!