Distanza: 81 Km
Giorni di viaggio: 1
Sgambata dopolavoro
Cosa c’è di meglio di una bella sgambata in bicicletta dopo una lunga settimana di lavoro? L’idea ci fa sorridere perchè ci ricorda un po’ l’allenamento Fantoziano al cospetto del terribile Visconte Cobram ma cerchiamo di non pensarci.
Meta prestabilita: la ciclabile della Martesana.
Io ne ho sempre sentito parlare, ma non l’ho mai percorsa, mentre il mio compagno di viaggio l’ha già sperimentata la scorsa settimana.
Le bici sono pronte, noi anche. Alle 17:00 non ci resta che partire.
A Milano ci si può collegare alla ciclabile che segue il corso della Martesana in via Melchiorre Gioia. Noi, per via della nostra sede lavorativa, optiamo per raggiungere la ciclabile un pezzettino più avanti passando attraverso il Parco Lambro.
Via dal caos e dal traffico
Dopo pochi minuti raggiungiamo Cologno Monzese, un chilometro dopo Vimodrone, poi Cernusco sul Naviglio ed infine Cassina de Pecchi. In questo tratto la ciclabile segue sostanzialmente la linea metropolitana 2 di Milano, che in questo tratto esce in superficie. In caso di necessità, è un’opzione da tenere in considerazione per un rientro improvvisato causa guasto, o raggiungere uno di questi paesi e proseguire poi in bici.
Il sole splende alto e caldo nel cielo e, pedalata dopo pedalata, abbiamo la netta sensazione di allontanarci dal caos e dal traffico milanese. Una sensazione di pace e serenità ci pervade gradualmente.
La ciclabile è molto frequentata, soprattutto nel primo tratto, sia da ciclisti che da gente a piedi e da subito noto che non mancano fontanelle d’acqua, punti di ristoro e panchine per fermarsi.
Giunti a Gorgonzola, dopo circa 10 chilometri di ciclabile, il distacco dalla frenesia di Milano è totale. Il paesaggio è completamente cambiato.
Gorgonzola è un paese molto caratteristico, dove la ciclabile si stringe un po’ e, per un breve tratto, diventa sterrata (se non si vuole percorrere il tratto sterrato, si può utilizzare la strada adiacente, per nulla trafficata). Prima di ripartire ci soffermiamo in particolare ad ammirare il Ponte di Legno coperto e la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Il “rudun” di Groppello d’Adda
Più proseguiamo nel nostro percorso, più il numero di persone che incontriamo diminuisce. Lasciato Gorgonzola alle spalle, ci sono 3 chilometri prima di raggiungere Bellinzago Lombardo, altri 3 per Inzago, 3,5 per Cassano d’Adda e 1,2 per Groppello d’Adda.
Qui rimaniamo incantati alla vista dell’enorme ruota ad acqua. In vita mia non ne avevo mai vista una così grande.
La ruota ad acqua di Groppello d’Adda sorge sulla sponda destra della Martesana, chiamata popolarmente “rudun” (ruotona), pare sia stata progettata da Leonardo Da Vinci in persona.
Nella mia ignoranza, la chiamo subito mulino, ma leggendo il cartello che si trova lungo la Martesana, scopro che si tratta in realtà di una noria (termine a me sconosciuto). La differenza? Un mulino viene utilizzato solitamente per la macinatura di cereali o per dare moto idraulico ad altri macchinari, mentre la funzione della ruota di Groppello d’Adda è quella di prelevare l’acqua della Martesana per farla convogliare in un sistema di irrigazione.
Nel corso degli anni è stata restaurata più volte. L’ultima nel 2009 che ha permesso di rimetterla in funzione.
Cena sulle sponde dell’Adda
Ripartiti da Groppello, ci sono altri 8 chilometri da percorrere per giungere a Trezzo sull’Adda, prima del quale si passa da Vaprio d’Adda.
Giunti a Trezzo, facciamo provviste presso un negozietto di alimentari. Il titolare, molto simpatico e amichevole, ci spiega che volendo la ciclabile, sterrata, prosegue fino a Lecco e che il percorso è di circa 50 chilometri. Ne avevamo sentito parlare, ma abbiamo altresì sentito che si tratta di sterrato percorribile principalmente in mountain bike, essendo il fondo molto sconnesso.
Lo ringraziamo per le informazioni, per le provviste e, dopo una piccola discesa e un breve tratto di sterrato raggiungiamo l’argine dell’Adda.
Il mio temerario collega, accaldato dal tempo, si getta tra le acque del fiume. Io mi limito ad entrare sino alle ginocchia.
Non passa molto tempo prima che una coppia di cigni, con tanto di prole, si avvicinino minacciosi. Campiamo che quella “è terra loro” e così decidiamo di allontanarci e trovare una panchina per la cena.
I panini in realtà non sono pane con prosciutto, ma prosciutto con pane, ma siamo di bocca buona, anzi buonissima.
Restiamo così sulle sponde dell’Adda, semplicemente osservando l’acqua scorrere via placida. Il rintocco del campanile che scandisce le 19.30 ci riporta alla realtà.
Dopo pochi minuti decidiamo di risalire in sella e riprendere il percorso inverso.
Vite spericolatA
Non è un errore grammaticale, ma, tra una chiacchiera e l’altra, è il titolo che ci è venuto in mente per questo paragrafo.
Durante il viaggio di ritorno (in realtà anche durante quello d’andata) il mio collega è costretto a fermarsi periodicamente a causa della vite del pedale che continua ad allentarsi. Credo di aver perso il conto del numero delle soste fatte per stringere il pedale. Alla fine credo sia stata una specie di Via Crucis.
In realtà gli ho anche proposto di tornare a casa prendendo la metropolitana, ma, come me, odia mollare e così ha preferito proseguire eroicamente il percorso, fermandosi di tanto in tanto a stringere l’odiato pedale.
Da segnalare in particolare un archibugio, degno del miglior Mc Gyver, nel quale ha tentato di inserire un filtro di sigaretta tra vite e pedale per non farla più allentare. Inutile dire che il tentativo è miseramente fallito.
Credo ad ogni modo che questa giornata ce la ricorderemo anche per questo.
Un’atmosfera sovrannaturale
Il silenzio intorno a noi è quasi inverosimile. Sono le 20 passate: la gente è rintanata ormai in casa per cena e la ciclabile è pressoché deserta.
Ritroviamo persone sedute fuori dalle case, dai bar, solo quando raggiungiamo i vari paesi, come tifosi ai bordi delle strade durante il passaggio del Giro d’Italia.
L’atmosfera è quasi sovrannaturale e, pedalata dopo pedalata, non ci si può che sentire più sereni.
E’ difficile da spiegare questo e forse solo chi ha la passione come me per la bicicletta può capirlo veramente, ma credo che pedalare lontano dal caos, dal traffico, mentre il sole inizia lentamente il suo declino, sia una sensazione unica.
Cala il sole
Raggiungiamo nuovamente Milano, facendo il percorso inverso rispetto all’andata, che il sole sta ormai calando e segnando la fine di questa bella, lunga giornata.
Volgiamo un ultimo sguardo alla Martesana, che inesorabilmente continua a scorrere nonostante il tempo e incurante di tutto quello che le accade attorno.
Ripassiamo dal Parco Lambro per ritrovarci, qualche minuto più tardi, esattamente da dove siamo partiti.
Una breve sosta per riempire le borracce e stringere il pedale è d’obbligo.
Milano è ormai deserta: è venerdì sera, le scuole sono finite, molti sono partiti per le località marine, altri sono chiusi in casa. Viaggiamo parallelamente, uno accanto all’altro, senza che nessuno ci disturbi. Anche Milano sembra cambiar faccia ora e i luoghi dove passo ogni giorno per andare e tornare dal lavoro, sembrano ora diversi.
Accarezzato dalla luna
Passiamo lungo i navigli Milanesi. Nonostante sia venerdì sera, non sono per nulla affollati. Della Movida non c’è traccia.
Arriva così il momento di salutarci: il mio collega è a casa, a me mancano ancora 16 chilometri in direzione Pavia.
Faccio una breve sosta per recuperare la luce anteriore dalle borse e montarla sulla bici. Il cielo è ormai scuro e la temperatura lungo le sponde del Naviglio Pavese è decisamente più fresca che a Milano.
Una splendida luna mi accarezza e si riflette leggera nelle acque del Naviglio.
Corro veloce mentre falene e zanzare mi vengono incontro attirate dalla luce della mia bicicletta.
Sono a casa alle 23. Un po’ stanco ora, ma felice per la bella giornata e per i posti visti.
Una volta di più ho avuto la conferma come staccarsi dalla quotidianità, spegnere la Tv e anche solo semplicemente uscire di casa, ci può regalare tante emozioni.
Un sincero grazie va al mio compagno di viaggio, che mi ha guidato lungo questo bel tragitto nonostante i problemi meccanici alla sua bici. Credo lo ripeteremo sicuramente o magari, come ci ha suggerito il titolare del negozio di alimentari, andremo fino a Lecco.