La stagione delle salite, delle montagne, delle gambe doloranti, del fiato corto, del sudore copioso per me è iniziata due settimane fa con l’ascesa al Ghisallo. Una sorta di voto, di ascesa benaugurante per tutto il 2018. E poco importa se la primavera fatica a prendere il sopravvento, perchè per me è tempo di andare.
Parcheggio l’auto a Desio e monto in sella risalendo i paesi della brianza. Un po’ troppo traffico per i miei gusti, ma uno dopo l’altro me li lascio alle spalle fino a raggiungere il lago di Pusiano. Lo circumnavigo tenendolo sulla mia destra, fino a raggiungere l’omonimo abitato del lago. Da qui iniziano le prime, dolci, rampe di giornata che conducono a Eupilio. Intanto i barlumi timidi di sole vengono sovrastati da dei nuvoloni scuri e pesanti come sipari notturni. Nell’aria si percepisce l’odore di pioggia, ma il cielo sembra reggere. Intanto l’asfalto da morbido e compatto, si fa granuloso e deforme, mentre le pendenze si tramutano in strappi ribelli e indomabili. Una sbarra chiude la strada alle auto, mentre la salita si attesta stabilmente in doppia cifra. Il lago di Pusiano, man mano che salgo, viene inghiottito dalla foschia e anche i deltaplani, che da una cresta della montagna spiccano in volo, sembrano lanciarsi in un fumo denso e misterioso di nuvole.
Finalmente in cima, ma lo spettacolo che pregustavo da giorni, posso solo immaginarlo, tirandolo a indovinare oltre le nubi compatte. Resto lì, pensando a tutta la fatica fatta per arrivare in cima e poi… E poi a volte è così: le cose puoi solo intuirle e fartele bastare.
E allora opto per l’unica cosa che posso fare una volta in cima: scendere. In picchiata, sull’asfalto ruvido e sconnesso, sobbalzando di tanto in tanto insieme al mio respiro teso.
Ritrovo il sole una volta tornato sulla riva del lago. Mi volto, ma il Cornizzolo si è già nascosto, senza neanche il tempo si salutarlo. Rientro verso il punto di partenza disegnando sulla cartina una sorta di ellisse, di cerchio deforme, che mi porta a passare da Dolzago, Bevera, Monticello, Casatenovo, fino a lambire il parco di Monza. Decisamente meglio questa variante, rispetto all’andata. Raggiungo l’auto dopo 86km e una serie di panorami mozzafiato, per oggi solo immaginati.