Febbraio è sempre stato per me un mese indifferente. Vuoi perchè è il più breve dell’anno, vuoi perchè si trova in quella terra di mezzo tra inverno e primavera, o vuoi perchè è uno di quei mesi dove ancora si sogna quello che si vivrà.
In questo 2015 devo invece ricredermi. Nel bene e nel male è stato un mese intenso, pieno, sentito.
E’ iniziato nel migliore dei modi: con una nuova bicicletta, che si unisce alle altre due che già uso quotidianamente e che mi accompagnerà nei miei prossimi viaggi. Una Fuji Touring con la quale ho trovato subito affinità, come quando provi un indumento e lo senti disegnato perfettamente sul tuo corpo. Tuo.
Sin dalle prime pedalate mi sono sentito subito a mio agio, come quando esci con qualcuno e ti senti immediatamente in sintonia, senza pensare a quel che dici o a quel che fai e senti che lo stesso vale per l’altra persona.
Pedalata dopo pedalata, è comparsa nuovamente la neve, che ha avvolto ogni cosa, rallentato i tempi e sconvolto il mondo delle persone.
Mi fa sorridere ogni volta vedere come un accadimento che semplicemente dilata i tempi, diventi un dramma per molti.
Io mi sono adeguato, lasciando la bici in cantina e avviandomi a piedi, camminando nella coltre bianca, con quel rumore di biscotti farinosi sotto le scarpe che adoro.
Sono partito alle 5 di mattina e tutto sembrava fatato. Forse lo era davvero.
Come ho confessato a un amico: “…Se bastano dieci centimetri per sconvolgere una persona, forse ho ancora speranza…”.
La dama bianca è rimasta poco più di un giorno, per poi andarsene in silenzio, così come era venuta.
Andandosene però, si è presa anche la mia salute, condannandomi nel girone dei febbricitanti e influenzati.
Non mi accadeva da quattro anni.
Come faccio solitamente però, ho ignorato i sintomi lanciati dal mio corpo e ho continuato a vivere ignorandolo. Un guarito immaginario, come mi hanno detto.
Sono stati giorni duri, nei quali tutta la mia messa in scena giornagliera, si sfaldava la sera sul divano intorno alle 21, con gli occhi lucidi, le labbra secche, i brividi e il dolore alle ossa.
Alcune scelte necesarie, che dovevo fare, hanno fatto soffrire anche il mio spirito, ma fortunatamente, giorno dopo giorno, corpo e spirito si sono rimessi in cammino.
Il corpo è arrivato prima a destinazione, per lo spirito ci vorrà ancora un po’.
In tutto questo turbinio di stati d’animo, io ho continuato a pedalare.
E’ tornato poi il sereno ed è entusiasmante vedere le giornate che si allungano, le ore di luce che avanzano su quelle di buio, il sapore di primavera che si accende nell’aria e quello dell’inverno che attutisce il suo morso.
Tutto ciò ha iniziato a farmi sognare i miei viaggi estivi, con la nuova bici: Naima.
Quel viaggio lasciato a metà lo scorso anno e che silenziosamente, in segreto, alla luce flebile della sera, ho già iniziato a disegnare.