Per le mie ferie settembrine, dopo mille ipotesi, idee e viaggi che ho chiuso nel cassetto per il futuro, decido di tornare sulle montagne a faticare. Salite per me inedite, miste a qualche escursione a piedi.
Niente tenda questa volta (e per fortuna aggiungo viste le temperature oscillanti tra i 3 e i 14°) ma base fissa a Vigo di Fassa da dove è possibile partire per diversi giri, che riassumo di seguito.
6/9 Gardeccia e Vajolet in bici e a piedi
Lunghezza: 23km (bici) + 8km (piedi)
Mappa Percorso: Vigo di Fassa – Rifugio Gardeccia
Altimetria: Vigo di Fassa – Rifugio Gardeccia / Rifugio Gardeccia – Rifugio Vajolet (e oltre) e ritorno
Passi: –
Dislivello (salita): 820m (bici) + 500m (piedi)
Arrivo a Vigo poco dopo le 13. Il cielo alterna sprazzi di sole a nuvole corpose come panna montata. Non perdo tempo e subito, sui pedali, mi avvio risalendo la valle. Lasciate alle spalle Pera e Pozza percorrendo la ciclabile, prendo il bivio sulla sinistra che porta al Rifugio Gardeccia, salita asfaltata in occasione dell’arrivo del Giro d’Italia del 2011. La salita misura in tutto 6km e spicci, ma da capogiro con pendenze che nella seconda parte oscillano tra il 10 e il 13% senza soluzione di tregua. Legata la bici al Gardeccia, proseguo a piedi sino al Vajolet. Lo spettacolo è unico tra le maestose torri di pietra che mi fanno sentire minuscolo. Supero il rifugio e proseguo. Vorrei arrivare sino al Passo Principe, ma l’ora ormai tarda e un tempo che promette pioggia unito a un vento gelido, mi fanno optare per tornare indietro percorrendo il percorso inverso sia a piedi che in bici.
7/9 Faticare senza salire troppo
Lunghezza: 88km
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Passi: Alpe di Pampeago (1750m), Passo di Pramadiccio (1431m), Passo Lavazè (1808m), Passo Oclini (1989m), Passo Costalunga (1752m)
Dislivello (salita): 2842m
E’ in pratica il primo giorno di vacanza e, dopo una buona colazione, mi avvio ultracoperto discendendo la valle sino Predazzo. Percorro la splendida ciclabile della Val di Fassa, usata d’inverno per lo sci di fondo. E’ quasi tutta all’ombra la mattina e i gradi di temperatura si contano sulle dita di una mano.
Superato Predazzo, giungo a Tesero dove inizio a salire verso l’Alpe di Pampeago. Sono circa 8km di ascesa, per lo più immersi nel bosco. Le pendenze mi riscaldano abbondantemente, soprattutto negli ultimi 4km, costanti tra il 10 e il 15%! La discesa (dalla stessa strada da dove sono salito) è velocissima e, giunto al bivio di Stava, mi imbatto nell’inaspettato Passo di Pramadiccio, che misura però solo poche pedalabili rampe. Inizio subito dopo la seconda fatica odierna: il Passo Lavazè. Dal bivio sono 7km per arrivare ai 1808m del passo. Agevole l’inizio, impegnativa la seconda parte, con 2km costanti sopra l’11% con punte al 18%! Rispetto a Pampeago, qui la vegetazione è più brulla con rocce rossastre a fare da cornice. Giunto in cima non imbocco la discesa, ma svolto a sinistra verso il poco noto Passo Oclini. Sono solo 4km, agevoli, per giungere in un luogo dal panorama spettacolare! Ne vale la pena. Tornato al Passo Lavazè, dopo una sosta caffè/torta, mi getto in discesa sino a Ponte Nova dove ha inizio l’ultima asperità di giornata. Dal Passo di Costalunga mi separano 17km non troppo impegnativi (pendenze massime 8/9%). A 3km dallo scollinamento è d’obbligo una sosta allo splendido lago di Carezza: diamante blu incastonato tra le montagne. Dal Costalunga la discesa a Vigo è una formalità.
8/9 Attorno alle Pale di San Martino
Lunghezza: 110km
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Passi: Passo Valles (2033m), Forcella di Aurine (1299m), Passo Cereda (1361m), Passo Rolle (1980m)
Dislivello (salita): 2894m
Oggi le temperature sembrano leggerissimamente più clementi: 1 o 2° in più, che però fanno sentire meno il freddo… O forse sono io che mi sto abituando al clima rigido. Punto di partenza di oggi è Bellamonte, pochi km dopo Predazzo. 6km di saliscendi, utili per scaldarsi, separano dal bivio Passo Valles / Passo Rolle. Io opto per il primo, cominciando così ad arrampicarmi. La salita misura in tutto 8km. Facili i primi 3km, con la strada immersa nel bosco che costeggia un limpidissimo torrente. Decisamente più impegnativi invece gli ultimi 3000m, con pendenze che difficilmente scendono sotto il 10%. In compenso la vista è completamente appagata. Dai 2033m del passo sino ad Agordo (poco più di 500m) è tutta una lunghissima discesa con qualche falsopiano dove pedalare. Dal paese inizia poi la seconda asperità di giornata: 12km per arrivare ai 1299m della Forcella di Aurine. Pendenze moderate e regolari, l’unica difficoltà è data dalla lunghezza. Pochi minuti di discesa e si riprende a salire verso il Passo Cereda che, dopo una rampa tremenda al 15% seguita da breve discesa, si attesta regolare attorno al 7/8%. In 4km si giunge così ai 1361m del passo. Ennesima discesa sino a Fiera di Primiero, dove inizia l’infinita ascesa al Passo Rolle. 22km totali. Le pendenze non sono affatto proibitive, ma la lunghezza della salita e il fatto che è la 4a asperità del giorno, mi fanno andare in crisi poco prima di San Martino di Castrozza. Spia della riserva accesa e carburante finito. Vengo salvato da una tavoletta di cioccolato: 9 quadratini a portata di mano (tanti quanto i km mancanti al passo) e il resto divorati famelicamente. Riesco a riprendermi e percorrere le ultime fatiche distratto dallo splendido panorama, all’ombra delle Pale di San Martino. Dal Passo al punto di partenza non vi sono difficoltà fortunatamente, anche perchè le energie erano finite.
9/9 Il giro de le Coronele
Lunghezza: 19km
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Passi: Passo delle Coronele (2630m) e Passo delle Zigolade (2550m)
Dislivello (salita): 1276m
Oggi la bici rimane a riposo e io mi avvio a piedi (segnavia 548) partendo dal Passo di Costalunga (1745m). La strada sale subito ripida nel bosco e, in soli 2,5km passando sotto agli impianti di risalita, mi conduce ai 2125m del Rifugio Paolina. Lo aggiro e, imboccato il sentiero 552, costeggio immense pareti rocciose rosse che mi fanno sentire nuovamente minuscolo e inerme. Dal fondovalle sale una fitta foschia che oscura il sole mentre arrivo, dopo altri 3,5km, ai 2339m del Rifugio Fronza/Coronele. Qui inizia un tratto davvero impervio e impegnativo, fatto di funi per aggrapparsi e appoggi precari, che in 1,5km di apnea mi conduce ai 2630m del Passo de le Coronele. Lo spettacolo è unico e ripaga di tutto lo sforzo fatto. Come per magia, passata la forcola rocciosa che separa i due versanti, la nebbia scompare e lascia spazio al sole. Rimango in contemplazione di un panorama semplicemente splendido. Proseguo poi prendendo a scendere, fino all’imbocco del sentiero 541 che riprende a salire tra pinnacoli e rupi che mi ricordano il Bryce Canyon Americano. Arrivo ai 2550m del Passo de le Cigolade (o Zigolade in dialetto locale) restando su quel metro di cresta di roccia, tra un versante e l’altro, per un tempo indefinito. Da qui ricomincia una lunghissima discesa che mi conduce al Rifugio Roda di Vael (2280m), al monumento in memoria di Christomannos (breve salita ai 2349m), di nuovo al Rifugio Paolina da dove imbocco il sentiero percorso la mattina. Totale 19km, tanta fatica e panorami incredibili!
10/9 Ai piedi della Marmolada
Lunghezza: 91km
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Passi: Passo San Pellegrino (1918m) e Passo Fedaia (2057m)
Dislivello (salita): 2258m
Nubi basse e scure sulla Val di Fassa, il sole fa a pugni per farsi largo riuscendoci solo per brevi istanti. Parto in leggera discesa coperto all’inverosimile e, raggiunto il centro di Moena, imbocco a sinistra la strada che porta al Passo San Pellegrino. La salita misura 12km, ma lascia ampi margini di respiro. I tratti più impegnativi sono i primi 2km e un tratto verso metà dove le pendenze raggiungono punte del 14%. Per il resto la strada sale regolare tra boschi sempreverdi. Giungo ai 1918m del passo avvolto nella nebbia. Mi copro in fretta e mi getto in discesa. Inizialmente sembra una discesa tranquilla, dove non serve quasi frenare invece, passati i primi 2km, si fa decisamente tecnica con curve e controcurve. A Falcade ripercorro un tratto di strada fatto due giorni fa, ma, giunto a Cencenighe, imbocco sulla sinistra la strada per Allenghe, paese incorniciato tra lago e monti. Giungo così a Caprile, snodo per diversi valichi. Io imbocco la strada che porta al Fedaia e Marmolada. La salita può essere divisa in due: sino a Malga Ciapela sono 8/9 km abbordabili, con tratti dove la strada spiana o in leggera discesa. La musica cambia decisamente imboccata la galleria paravalanghe poco prima del paese. Dai 1400m della galleria, bisogna infatti arrivare i 2057m del passo in poco più di 5km! A parte due brevi tratti, le pendenze non scendono mai sotto il 10%! 15% e 18% sono due tratti segnalati dai cartelli. In cima lo spettacolo però è un unico con il lago Fedaia e vista sul ghiacciaio della Marmolada, ai piedi del quale si può salire con la funivia. Vorrei tornarci, ma gli abiti sudati, il freddo e i pochi indumenti per coprirmi, mi fanno optare per scendere. Decisione saggia, nonostante in discesa il freddo si faccia sentire, ma riesco a giungere in albergo a Vigo di Fassa 10’ prima che si scateni il diluvio universale. Salvo!
11/9 Il mio SellarondaBike
Lunghezza: 88km
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Passi: Passo Pordoi (2242m), Passo Campolongo (1875m), Passo Gardena (2121m) e Passo Sella (2244m)
Dislivello (salita): 2435m
E’ il giorno cerchiato in rosso, quello che ho sognato dall’inizio della vacanza. Scruto il cielo mentre faccio colazione, minaccioso di pioggia. Ciò che ho in mente è di realizzare il percorso del SellarondaBike (che per altro sarà domenica 13, giorno in cui dovrò rientrare). Nella mia “carriera ciclistica/cicloturistica” non ho mai scalato 4 passi alpini, dei quali 3 oltre i 2000m, nello stesso giorno.
Incurante del tempo mi avvio e, giunto a Canazei, inizio a salire verso il primo “mostro” di giornata: il Pordoi. Sono 13km regolarissimi, come dal versante opposto. A complicare però l’ascesa è il tempo: a 3km dal Passo il paesaggio comincia a imbiancarsi e dal cielo scendono minuscoli fiocchi di neve gelata. Il mio respiro si materializza in nuvole di fumo. Giungo allo scollinamento in un contesto quasi Natalizio. Coprirmi con ogni indumento a disposizione non semplifica le cose, dato che in discesa fa davvero freddo. Ad Arabba il meteo però migliora e fa la sua comparsa un timido sole, mentre inizio l’ascesa al Campolongo. Sono solo 4km, dei quali impegnativi i 2 centrali. Discesa climaticamente molto più semplice sino a Corvara ed ha inizio il verdeggiante Gardena, sotto un sole sempre più caldo. Dal passo mi separano 9,5km, come sul Pordoi estremamente regolari, a parte un paio di strappi. Bellissimo lo scenario, mentre l’asfalto si srotola davanti come un tappeto. Superato il 3° valico, parte l’ennesima discesa, che però si tramuta in un tratto pianeggiante dopo pochi km.
Da Pian De Gralba parte il 4° e ultimo ostacolo di giornata: il Passo Sella. 5,5km con tratti sino al 9%. Sin dalle prime rampe sento le forze venire meno, ma mi ripeto che devo farcela semplicemente perchè lo voglio, perchè è un sogno che ormai sto sfiorando. Quei 5,5 sembrano infiniti: sono stanco, sento freddo (causa anche il sole che viene meno e le nuvole grige che si rifanno vive), ricurvo sul manubrio, ma vado avanti. Il Passo finalmente si materializza davanti agli occhi e la soddisfazione è tanta e spazza via ogni debolezza. Il tratto che mi separa dall’albergo di Vigo lo percorro col sorriso disegnato in faccia.
12/9 A piedi in Val Jumela
Lunghezza: 27,5km
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Passi: Sas de Adam (2430m) e Sella del Brunech (2428m)
Dislivello (salita): 1492m
Dopo le fatiche di ieri sui pedali, oggi opto nuovamente per un’escursione a piedi. Parto direttamente dall’albergo, avviandomi lungo la pista ciclopedonale della Val di Fassa, sino all’abitato di Meida, vicino a Pozza di Fassa. Da qui, volendo, si può salire tramite funivia sino a 2025m di Buffaure. A me però piace complicarmi la vita, così decido di risalire a piedi dai 1300m del paese seguendo il sentiero 643 che parte (col 644) pochi metri prima del piazzale della funivia. E’ una scarpinata molto molto faticosa, che si snoda principalmente nel bosco, seguendo il percorso di un torrentello secco. Le pendenze sono davvero ardue e mettono a dura prova i polpacci. Di tanto in tanto si esce dal bosco per avanzare lungo i prati di una pista da sci.
Dopo oltre 9km di salita, giungo alla spianata dove si ha sulla sinistra l’arrivo della funivia e sulla destra il rifugio. Splendida la vista. Imbocco il sentiero 613 che sale, dapprima lungo una pista da sci, poi a zig zag attraverso prati un po’ ingialliti dall’autunno ormai prossimo. Si arriva così ai 2372m del rifugio El Zedron. Anche da qui la vista può spaziare.
Il sentiero, che a questo punto corre esattamente sul crinale, inizia la sua risalita verso il Sas de Adam, posto che permette di avere uno sgurardo a 360°!
Finalmente il percorso concede un po’ di tregua e l’arrivo a Sella del Brunech, luogo ideale per rifocillarsi se si hanno viveri al seguito, è agevole.
Da qui inizia la discesa e ritorno verso il punto di partenza. Imbocco il segnavia 644, che ridiscende pascoli dove mucche e cavalli trascorrono amabilmente la giornata, fino ad arrivare alla Malga Jumela.
Dalla Malga il sentiero diventa una strada forestale sterrata che scende ripidamente a valle, infilandosi nel bosco. Ormai in vista delle abitazioni sottostanti, imbocco sulla sinistra il sentiero 644b che mi riporta al punto di partenza (il 644 conduce a Pera di Fassa). Tornato a Meida, il rientro in hotel sempre tramite pista ciclopedonale, non presenta alcuna difficoltà.
Il percorso è sicuramente lungo e provante. Si può rendere più agevole attraverso gli impianti di risalita.
13/9 Il San Valentino “sulla strada di casa”
Lunghezza: 52km
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Passi: Passo San Valentino (1314m)
Dislivello (salita): 1340m
E’ il giorno del mesto ritorno a casa. Il cielo, come il mio spirito, sembra pronto a versare lacrime. Pare però che sino a metà giornata il meteo sarà clemente, decido così, sulla strada del ritorno, di fare sosta a Sabbionara (poco prima di Avio) e avviarmi in bici per un breve giro.
Dal centro di Avio inizia la salita al Passo San Valentino che, nonostante la sommità ridotta di 1314m, è salita vera. In primis perchè misura ben 16km e in secondo luogo perchè le pendenze sono di tutto rispetto. La prima parte soprattutto, immersa nel bosco, è decisa e alcuni tratti toccano punte del 12%. Metro dopo metro però la strada, splendidamente incastonata nella roccia nella sua seconda parte, perde mordente e si fa più regolare. A circa 5km dallo scollinamento l’asfalto spiana, ma non bisogna illudersi perchè in vista della diga di Pra da Stua ha inizio un altro tratto duro.
Gli ultimi km sono regolari e si aprono su pascoli e vista sulle vette circostanti. Dal Passo se si ha voglia è possibile salire in 5km ai 1617m di Bocca del Creer, ma dal cielo cominciano a cadere gocce di pioggia, così opto per scendere. La discesa, molto bella e alternata a tratti in falsopiano, si snoda tra vigneti. Passato l’abitato di Brentonico, si giunge a Mori dove le pendenze favorevoli hanno fine. Il cielo si fa sempre più scuro e la pioggia sempre più copiosa, così pedalo velocemente sulla bella pista ciclabile, sino al punto di partenza, chiudendo un anello di 52km che mi fa sentire meno la malinconia del rientro a casa.
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