Cosa non si fa per un pallone!

CnsfpupE’ arrivato giugno e subito si è presentato con un sole caldo e un cielo blu senza nuvole. Non un blu qualsiasi, un blu di quelli che ti incantano, che ti fanno sognare, che ti strappano a forza fuori di casa: nei parchi, per le strade, in spiaggia, su un sentiero.
Io ovviamente decido di vivere la bella giornata in compagnia di Naima, la mia bici e di andare “alla conquista del pallone”.

Svolte le pratiche mattutine secondo i miei ritmi da bradibo, carico la bici in auto e mi inoltro nel pavese, verso Varzi. Arrivato a Bagnaria sono già stufo di guidare e allora decido di parcheggiare e continuare la marcia sul mio destriero a pedali.
Mi avvio verso Varzi che raggiungo dopo 6km. Diverse persone camminano piacevolmente tra le bancarelle o parlano amabilmente davanti al caffè delle 11.
Io proseguo e comincio a faticare salendo verso il Passo Penice attraverso la SP461.
Conosco bene la salita: l’ho già percorsa poco tempo addietro: dura e al sole nel primo tratto, pedalabile e immersa nel bosco successivamente.
Nel momento in cui le pendenze riprendono a farsi sentire, a 2km dal Passo Penice, prendo la SP89 verso il Passo Brallo.
Sono ormai a circa 1000m di altitudine e la strada si mantiene ora in quota con diversi saliscendi che mi conducono al Passo Scarparina (1108m). Da qui al Passo del Brallo (951m) c’è più discesa che salita e io ne approfitto per recuperare energie preziose e dissetarmi.

ScarparinaArrivo a Brallo di Pergola e ancora una volta mi appare come un paese fantasma. Le uniche forme di vita che incontro sono dei centauri in cerca di un posto per pranzare.
Tiro dritto in direzione di Bralello e Bocco sulla SP88. Qui le pendenze si fanno decisamente più importanti. La strada si stringe insinuandosi tra i rami del bosco circostante. L’asfalto si fa via via più ruvido fino a diventare, in alcuni tratti, quasi uno sterrato. Proseguo regolare e quella strada irta, stretta e dissestata mi riporta alla memoria un mostro sacro come il Gavia nella sua parte iniziale. Ripenso alla splendida giornata vissuta quando lo scalai e, senza accorgermene pur faticando, giungo ai 1494m di Cima Colletta.
Da qui le pendenze della SP88 si fanno decisamente più dolci e mi conducono sino al bivio che porta al Monte Lesima.

Noto subito che, come avevo avuto modo di leggere, le pendenze sono da capogiro.
Tiro dritto, innesto il cambio più agile a mia disposizione, faccio inversione e mi lancio sulla prima rampa spaccagambe che raggiunge pendenze del 25%.
L’asfalto è ridotto ai minimi termini e, nel tentativo di evitare una buca a velocità minima, sono costretto a mettere il piede per terra per non cadere. Provo a ripartire per ben 3 volte, ma non c’è verso. Non mi arrendo e allora decido di scendere al bivio e riprendere di nuovo la salita (avevo percorso solo pochi metri).
Parto con un passo più deciso e, nonostante le rimostranze dei miei polmoni, riesco a lasciarmi alle spalle la prima rampa, la più dura.
La strada, praticamente sterrata, non permette di alzarsi sui pedali perchè altrimenti slitta la ruota dietro. E’ un fottutissimo cavatappi verticale che mi ricorda terribilmente il Muro di Sormano, che la mia mente sta cercando inutilmente di rimuovere ormai da oltre un anno!
Stringo i denti e, passato il primo km e mezzo, la strada concede un po’ di respiro, anche se aria nel petto non ne trovo gran che. Vedo ormai il pallone lì davanti, ma un’ultima terribile rampa mi costringe a chiedere un ulteriore sforzo a gambe, fiato e cuore.
Arrivo lassù, a 1711m, uno dei punti più alti dell’Appennino Pavese. Là, dove si incontrano e si sfiorano le province di Pavia e Piacenza, là dove quello strano pallone rileva il meteo. Sono provato, ma la vista è splendida. Mi dicono che nei giorni più sereni si vede addirittura il mar Ligure. Oggi non è così, ma la vista a 360° e il fatto di trovarmi spensierato tra le nuvole, mi ripagano pienamente dello sforzo. Mi fermo qualche minuto in contemplazione, parlando con motociclisti e coppie in cammino sul sentiero che passa di lì.
Qualcuno mi fa i complimenti per la scalata. Ringrazio e confesso loro che appena si allontaneranno, morirò con calma.

Mi rimetto in marcia, ma i due km di discesa li percorro praticamente a piedi con la bici a mano: troppo rischioso per i miei gusti lanciarsi in quella picchiata dissestata.
Rientrato sulla SP88, riprendo la mia marcia in sella, che ora gode dei favori della discesa.
Nonostante lo splendido ambiente circostante che mi ricorda vagamente la Corsica con le sue rocce rossastre, non posso distrarmi in quanto l’afalto è parecchio dissestato.
Imbocco sulla destra la SP48, seguendo il corso del torrente Staffora. La discesa lascia via via spazio a falsipiani e io mi ritrovo ben presto a Varzi.
Sono le ore più calde e la gente credo sia ora intenta nella siesta pomeridiana.
Giungo a Bagnaria dopo 80km percorsi. Sono ormai le 17, stanco e con la pelle arrossata dal sole.
Sorrido sereno, come quel cielo e quelle nuvole tra le quali mi sono smarrito per qualche minuto infinito. Naso al cielo, come quel pallone: lui per le previsioni meteo, io per sentirmi vivo.

NuvolePercorso:

Altimetria Passo Brallo (Fino al km 13 è la stessa del Passo Penice)
Altimetria da Passo Brallo a Cima Colletta
Altimetria da bivio SP88 a Monte Lesima