Mi è già capitato di pedalare di notte, ma solitamente in città, dove il buio non è mai troppo, o su strade conosciute, dove la memoria arriva dove manca la vista.
L’idea di pedalare per tutta la notte su strade completamente buie e a tratti ignote, mi affascina e mi intimorisce allo stesso tempo, ma si dice che il vero battesimo per un randagio che si rispetti, sia quello di trascorrere una notte in bicicletta.
E’ così che mi iscrivo alla ‘Bikenight Milano – Lago‘, pedalata ciclonotturna che prevede di partire a mezzanotte da Milano, per arrivare all’alba ad Arona, sul lago Maggiore.
Esco di casa alle 22 circa, per giungere in piazza Leonardo Da Vinci un’ora più tardi. 25km già sciroppati per riscaldamento.
La pedalata parte regolare a mezzanotte, ma in piazza Duomo bisogna attendere l’ok delle forze dell’ordine, che viene dato solo dopo il passaggio dell’ultimo tram. Il serpentone a pedali si rimette dunque in marcia praticamente all’una e, giunti finalmente sulla ciclabile del naviglio Grande, il gruppo si sgrana. Le luci cittadine e i rumori chiassosi di sottofondo, si fanno via via più lontani, fino a sparire nel buio più completo.
Prendo il mio passo e mi ritrovo da solo. Di tanto in tanto noto qualche luce avvicinarsi alle mie spalle, qualcuno sorpassarmi e sparire all’orizzonte nero. A complicare un po’ le cose arriva però la pioggia che si fa via via più insistente e mi accompagna per circa 40′. Smette ad Abbiategrasso, pochi metri prima del ristoro.
Più passano i km, più il buio si fa intenso, ma non sento timori. La luce illumina bene la strada e ad affascinarmi è la stellata che improvvisamente si staglia sopra il caschetto. Divido lo sguardo tra la terra e il cielo, tra stupore e magia. A fare da sottofondo non ci sono più rumori, ma il solo gracidare delle rane e del vento che taglia i pedali.
Gli spazi e il tempo si fanno indefiniti e i pensieri si fondono tra loro e volano altrove. Non troppo lontano.
La diga del Panperduto illuminata nella notte, è un autentico spettacolo che mette tranquillità allo spirito.
A Sesto Calende abbandono la ciclabile e, su strade ancora assonnate, imbocco la statale mentre il cielo comincia a schiarirsi all’orizzonte oltre il lago.
Giungo ad Arona alle 5, dopo 112km, mentre tenui pennellare rosa fendono l’orizzonte. Finita qui? No, perchè sarebbe troppo scontato salire sul treno e crollare in un sonno profondo. Allora giro la bici e mi avvio verso casa. Le strade lentamente si svegliano e il cielo si fa giorno. Seguo un percorso alternativo sino a Nosate, per poi riprendere la ciclabile percorsa qualche ora prima.
L’ambiente attorno, alla luce del giorno, sembra un posto nuovo, diverso.
Le gambe girano bene ma a farsi sentire è la notte insonne appena passata.
Arrivo a casa verso le 8.30, dopo 196km e una notte insonne pedalando in un buio mai tetro. Tutto quello che riesco a fare, è crollare finalmente in un sonno profondo.