Il Bam, acronimo di Bicycle Adventure Meeting, altro non è il raduno europero dei viaggiatori in bicicletta. Anche più comunemente detti cicloturisti. Avete presente no: quegli strani e strampalati personaggi che si incontrano di tanto in tanto lungo le strade con bici inverosimilmente cariche, borsoni, tenda, barbe lunghe (se sono uomini ovviamente), sudati e un po’ zozzi? Ecco quelli! Inutile dire che tra quegli individui curiosi e variopinti ci sono anch’io. Quale occasione migliore dunque per incontrare dei miei simili?
Studio il percorso a grandi linee, vuoi perchè un po’ conosco la zone e vuoi perchè un po’ non ho troppa voglia di seguire un tragitto rigido e preciso. Si farà da sè, strada facendo. Avevo messo in conto di partire presto sabato mattina, ma come spesso accade, mi ritrovo all’ultimo a prepare le borse che carico sul portapacchi posteriore insieme alla tenda e alla cartina che fisso sulla borsa da manubrio.
Muovo le prime pedalate verso le 8.30. Non fa troppo caldo e i segni del temporale notturno sono visibili sulla sede strdale, ancora tatuata da macchie scure. Una piacevole brezza mi accompagna fino a Pavia, che raggiungo dopo 17km. Cambio direszione, puntando verso est e seguendo strade secondarie dove il traffico motorizzato non arriva. Il mio percorso segue a grandi linee il corso del Po, che però non oltrepasso mai e che si nasconde alla mia vista per tutto il giorno. La piacevole brezza inziale, spira ora dritta in faccia, ma, almeno inizialmente, non è troppo fastidiosa.
Raggiungo Casalpusterlengo dopo 85km e una serie infinita di campi di papaveri che tingono di rosso interi prati, quasi un barattolo di vernice si fosse sbadatamente rovesciato dal cielo sulla terra. Ogni volta che mi imbatto in uno nuovo, penso sempre sia più bello di quello precedente, così mi fermo a fotografarlo.
Cremona si materializza sotto le mie ruote dopo 110km. Non mi soffermo troppo e proseguo puntando dritto verso Casalmaggiore. Casolari e campi, tipici della pianura padana, sono lo sfondo che mi accompagna tutto il giorno.
Col passare delle ore e dei km però la stanchezza comincia a farsi sentire e quell’aria inizialmente indifferente anche se contraria, prende a erodere le mie energie che si sgretolano rapidamente. Mantova però è ormai all’orizzonte e incontrare tanti ragazzi e ragazze carichi di borse e sogni è un po’ come riunirsi a un ipotetico branco dopo una lunga migrazione. Spengo il Garmin dopo 198km e la stanchezza che attanagliava le mie gambe, sembra svanire improvvisamente.
Campo canoa è una foresta di tende: tutte piccole, basse, per lo più monoposto. Pianto anche la mia in mezzo alle altre senza troppa logica e, dopo una doccia veloce, raggiungo il centro nevralgico del Bam dalla sponda opposta del Mincio.
Arrivo in tempo per ascoltare stupito e incredulo Dino Lanzaretti e il suo accorato racconto del viaggio in Siberia, accompagnato da un panino veggie, un dolce alle mele e una birra media, meritata dopo le 8 ore trascorse in sella.
Il resto della serata si snoda tra i rivenditori di bici, borse, la musica live dei Triodegradabile, tanti amici improvvisati con il loro bagaglio di esperienze e aspirazioni.
Pian piano però gli occhi si fanno pesanti. Mi siedo in riva al Mincio a guardare il cielo stellato, prima di ritirarmi nella tenda e arrendermi al sonno.
Domenica mattina la luce filtra presto dalla tenda arancione e, come tutti i cicloturisti, i miei vicini di casa si svegliano presto. Come me del resto. Smonto la mia dimora alternando l’estrazione di un picchetto dal terreno con un biscotto che il mio stomaco reclama. Saluto gli avventurieri ancora assonnati, il centro del Bam ancora dormiente e mi rimetto in marcia.
«Ma torni fino a casa in bici?».
«Forse. Io inizio a partire. Poi si vedrà».
La mia solita certezza non mi smentisce.
Sento ancora la stanchezza del giorno prima, ma km dopo km e dopo una mezza crisi di fame iniziale, sento buone sensazioni, merito anche dell’aria che, da contraria ieri, è a favore oggi. Opto per una strada più breve dell’andata dato che, essendo domenica, ipotizzo che la SP234 non sarà troppo trafficata. La percorro da Cremona in poi e non mi sbaglio, anzi, per essere sinceri, le macchine sono davvero rare, merito forse anche dell’orario ormai prossimo a mezzogiorno.
Raggiungo Pavia dopo 140km, mentre il cielo si fa scuro e minaccioso. L’aria, per buona parte della giornata a favore, spira ora rabbiosa e prepotentemente contraria. Mi piego sul manubrio alla ricerca di un’areodinamicità solo sperata, ma per fortuna mancano solo una ventina di km a casa.
Stendo sul balcone la tenda, ancora umida dalla nottata mantovana. Mentre la riavvolgo e la chiudo nella sacca mi chiedo dove mi accompagnerà nel prossimo futuro. La domanda cade nel vuoto insieme ai primi goccioloni di pioggia.