Visto che mi sono giunte 2 o 3 richieste, pubblico le tappe del mio viaggio “#AlpInBici – 1a Parte” con una breve descrizione di ognuna. Per la notte ho alternato (a seconda della disponibilità del luogo e delle condizioni meteo) sistemazione in camping, ostelli e alberghi. Lascio a ognuno la propria scelta.
1a: UDINE – TARVISIO
Passi: Passo di Tanamea (851m)
Passo Predil (1158m)
Descrizione: Mi ero promesso per questo viaggio, visto il percorso impegnativo, di non superare i 100km. Questa sarebbe stata l’unica eccezione, convinto che i due Passi in programma non sarebbero risultati troppo impegnativi. Così non è stato. Sarà stato per il poco sonno (3 ore per partire all’alba con l’auto a noleggio) o il fatto di passare dai 15° di Milano ai quasi 30° di quel giorno a Udine, ma fatto sta che se il Passo di Tanamea l’ho scalato agevolmente varcando il confine Sloveno (non presenta particolari difficoltà), lo stesso non posso dire del Passo Predil, vero e proprio Calvario. Non è un Passo da sottovalutare, dato che presenta strappi di tutto rispetto. Dovessi rifarla spezzerei la tappa in due, fermandomi in Slovenia, che merita molto dal punto di vista paesaggistico e rientrando in Italia il giorno seguente dal Passo Vrsic, sicuramente più impegnativo del Predil (1611m), ma con un giorno di riposo in più nelle gambe!
2a: TARVISIO – KOTSCHACH
Passi: Passo Pramollo (1530m)
Descrizione: Tappa bellissima, immersa nella natura! Da Tarvisio si segue la ciclabile AlpeAdria sino a Pontebba, molto bella, immersa nel verde dei prati e con le montagne da sfondo. Se alloggiate a Tarvisio la partenza sarà in leggera salita (Sella di Camporosso) e il percorso sarà 5km più lungo (io ho alloggiato poco oltre prolungando la mia agonia il giorno precedente). A Pontebba, lasciata la ciclabile, inizia la salita verso il Passo Pramollo, che segna il confine con l’Austria. La salita misura 13km, pendenza media oltre il 7% con punte al 13%. Ha tratti davvero impegnativi, ma non sono infiniti. In compenso la natura e lo scenario vi conquisteranno. La discesa è bella e porta all’abitato di Tropolach. Poco dopo si imbocca la ciclabile (ben segnalata con la sigla “R3“) che segue il corso del torrente Gail e che porta sino a Kotschach, passando caratteristici centri abitati, volti principalmente all’agricoltura e all’allevamento.
3a: KOTSCHACH – DOBBIACO
Passi: Kartitscher Sattel (1530m)
Descrizione: Tappa che si snoda per il 90% in terra Austriaca, caratterizzata non da una salita costante o da un Passo vero e proprio, ma da una serie infinita di strappi, più o meno lunghi, che si faranno sicuramente sentire nelle gambe a fine giornata e che vi porteranno ai 1530m del Kartitscher Sattel. Il panorama varia molto, passando da boschi a pascoli puntinati da fienili e centri abitati in pietra dove il tempo sembra essersi fermato. Il profumo di legno la fa da padrone. Finita la discesa si giunge sulle rive del fiume Drava, da dove è possibile imboccare l’omonima e famosa ciclabile che vi condurrà sino a Dobbiaco, rientrando così in Italia.
4a: DOBBIACO – CORTINA D’AMPEZZO
Passi: Tre Cime di Lavaredo (2320m)
Passo Tre Croci (1805m)
Descrizione: La tappa odierna è funestata da freddo e pioggia incessante. Originariamente doveva essere di 52km con la mitica ascesa al Rifugio Auronzo presso le Tre Cime di Lavaredo. Purtroppo le pessime condizioni meteo mi costringono a cancellare l’ascesa e ridurre il percorso a 36km costantemente sotto la pioggia. Parto da Dobbiaco seguendo la ciclabile delle Dolomiti fino a Carbonin. Inizialmente alterna tratti asfaltati ad altri sterrati ma, a parte la parte finale, è uno sterrato non pesante che si riesce a percorrere abbastanza agevolmente. Da Carbonin imbocco la SS48bis in salita che conduce al Lago di Misurina (invisibile dietro la nebbia fitta) e che poi porta, senza grosse difficoltà, al Passo Tre Croci, dove passo due ore abbondanti al Rifugio Son Zuogo nell’inutile speranza che spiova. La discesa verso Cortina è resa difficile dall’intensa pioggia. Solo giorni dopo mi renderò conto come il fatto di aver percorso pochi km, mi abbia permesso di recuperare energie preziose. Resta tuttavia il rammarico per la mancata ascesa.
5a: CORTINA D’AMPEZZO – ARABBA
Passi: Passo Giau (2236m)
Descrizione: Da Cortina vi sono diverse soluzioni, strade e Passi che si possono affrontare. Io opto per il mitico Passo Giau. La giornata è nuovamente fredda e nuvolosa, ma quanto meno, almeno inizialmente, non piove. La partenza da Cortina è subito in salita fino a Pocol, dove la strada spiana un po’. Da qui inizia la seconda parte di ascesa verso il Passo Giau. In tutto (da Cortina) sono poco più di 15km di salita: regolari i primi 6 fino a Pocol, a strappi i restanti 9 sino al Passo. Se dovessi trovare una parola per descrivere il Passo Giau, lo definirei “selvaggio”: per la sua irregolarità e imprevedibilità. L’ambiente stesso, all’inizio chiuso tra fitti boschi verdi, lascia pian piano spazio a una vista che alla fine può spaziare a 360°. Passata la discesa (anche questa volta funestata dalla pioggia) iniziano una serie di saliscendi non troppo impegnativi, fino a tramutarsi in una salita costante, ma non difficile, che porta ad Arabba.
6a: ARABBA – BOLZANO
Passi: Passo Pordoi (2239m)
Passo Sella (2244m)
Passo Pinei (1436m)
Descrizione: Quella odierna è una delle tappe regine e più temute di tutto il viaggio. Si parte dagli infiniti 33 tornanti del Passo Pordoi che, con la sua regolarità, porta ai suoi 2239m. Lui resta lì da sempre: silenzioso spettatore delle mie fatiche. La salita misura circa 10km ed è caratterizzata dalla regolarità delle pendenze (media 6,6%). 6 km di discesa e si riprende a salire verso il Passo Sella che, al contrario del vicino Pordoi, risulta decisamente più brullo e spigoloso, con pendenze più impegnative ed irregolari. Entrambi, estremamente diversi, sono però accomunati da un fascino unico.
La bella e lunga discesa conduce fino a Ortisei, dove riprende la salita verso il Passo che Pinei che, vuoi perchè è la terza salita di giornata, vuoi perchè ha degli strappi di tutto rispetto, non va sottovalutato. Giunto in cima, si rivede il sole dopo giorni di nubi. La strada sino a Bolzano è veloce e nell’ultimo tratto, da Prato Isarco, è possibile staccarsi dal traffico imboccando la ciclabile che conduce sino alle porte della città.
7a: BOLZANO – VIPITENO
Passi: Passo Pennes (2215m)
Descrizione: L’ascesa al Passo Pennes non posso che definirla “infinita” per la sua lunghezza (50km) e il dislivello (quasi 2000m).
Rientrato a Bolzano (il mio camping era fuori città) inizia subito un’ascesa di qualche km che si fa sentire nelle gambe. La strada purtroppo è piuttosto trafficata, soprattutto di prima mattina quindi consiglio di partire un po’ più tardi anche se si rischia di incappare nel caldo nella seconda parte di ascesa. Dopo la prima parte la strada si fa decisamente più agevole, ma è caratterizzata da un’infinita serie di ben 20 gallerie. Tutte ben illuminate e non troppo lunghe (la più lunga è di circa 600m). Finite le gallerie, la salita si fa più decisa e conduce sino a Sarentino, bel centro abitato che merita sicuramente una visita. Lasciato Sarentino alle spalle, inizia un tratto di falsopiano (pendenza media 2,4%) di ben 22 km ma che, nel mio caso, è caratterizzato da un forte vento contrario. Soffro terribilmente e mi riduco a percorrerlo come se fosse salita dura. Giunti a Rio Bianco, iniziano gli ultimi, impegnativi, 10 km con pendenze costantemente sopra il 7%, in particolare la seconda parte di ascesa è caratterizzata da lunghi e impegnativi rettilinei, che però offrono una vista splendida sulla vallata. Impagabile la soddisfazione quando si arriva al Passo. La discesa a Vipiteno è veloce e la città molto bella. Merita sicuramente almeno una sosta. Dopo un breve giro, mi sposto però a Casateia, dove c’è un campeggio.
8a: VIPITENO – NATURNO
Passi: Passo Monte Giovo (2099m)
Descrizione: Fatta una buona colazione, così come per la tappa del Pordoi, si parte subito in salita. In realtà se alloggiate a Vipiteno avete 2 o 3 km di pianura, ma nel mio caso partendo da Casateia, mi do subito in pasto alle pendenze. La salita al Passo Giovo, mi ricorda, almeno fino a un paio di km dal Passo, quella del Passo Pordoi, vuoi per la similitudine nella partenza di giornata subito in salita, vuoi per la regolarità delle sue pendenze. A fare eccezione sono gli ultimi 2 km dove, sadicamente, ti fa sudare la sua conquista. In tutto sono 15km di salita con una pendenza media al 7,6%. Scollinato sotto un vento gelido, la bella discesa mi conduce sino a Merano, bellissima cittadina che pare quasi fatata. Non mi dispiacerebbe fermarmici per la notte, ma il mio obbiettivo è fare un po’ di km in più, di modo da ridurre la tappa del giorno seguente. Imbocco così la Via Claudia Augusta che, da Merano attraverso meleti della Val Venosta e lontano dal traffico veicolare, mi conduce sino a Naturno. Da segnalare un tratto di ben 7 tornanti subito dopo Merano, che completano le fatiche di giornata.
9a: NATURNO – BORMIO
Passi: Passo dello Stelvio (2758m)
Descrizione: E’ il giorno del mitico Stelvio. Dovessi riprogettare questa tappa opterei per fare qualche km in più il giorno prima e ridurre ulteriormente gli 86 km odierni. Smontata la tenda dopo una notte sotto l’acqua, riprendo la Via Claudia Augusta che, in leggera ascesa, da Silandro mi conduce sino a Prato allo Stelvio. Da qui si inizia a fare sul serio: circa 28 km di inesorabile ascesa. Avevo già percorso la salita allo Stelvio da Bormio, ma posso dire che dal versante Trentino, se possibile, è ancora più dura. In particolare dopo Trafoi, vi sono 7km costantemente sopra il 9%. Nella parte finale non vi sono più gambe, fiato o tecnica (ammessa che ve ne sia mai stata) ma solo cuore e volontà. Il fatto che inizi a scendere pioggia ghiacciata, rende paradossalmente tutto più leggendario e, chiunque incontri, vedendomi con borse e tenda, non perde occasione per incitarmi e confortarmi. Emozioni uniche. La discesa verso Bormio è lunghissima e mi riporta dalle nuvole sulla terra. Lo Stelvio va sicuramente rispettato, ma non fatevi intimorire: è un gigante buono e credo che chiunque arrivi lassù con le proprie forze, meriti il massimo rispetto. Vorrei vi fossero sempre più cicloturisti carichi che arrivano in cima e sempre meno auto a contaminare quel paradiso. Questo lo penso in generale per tutte le montagne.
10a: BORMIO – LIVIGNO
Passi: Passo del Foscagno (2291m)
Passo Eira (2210m)
Descrizione: Saggiamente, quando ho progettato questa tappa, ho pensato che lo Stelvio si sarebbe fatto sentire nelle gambe, così ho optato per una tappa breve, almeno dal punto di vista del chilometraggio. Scelta che ritengo tuttora ponderata. L’ascesa al Passo del Foscagno merita comunque attenzione perchè si tratta pur sempre di una salita che le indicazioni dicono essere lunga 22,6 km, ma fortunatamente non sono tutti di salita. Il cielo sopra la mia testa è finalmente sereno!
Inizialmente da Bormio riprendo la strada che porta al Passo dello Stelvio, ma la abbandono al bivio subito dopo il 3° tornante. I primi 7 km dei 22,6 segnalati, sono in realtà dei saliscendi con scarsa pendenza. La salita vera e propria comincia all’abitato di Isolaccia, dove si affronta il tratto più duro. Superato il tratto impegnativo, la salita prosegue costante sino al passo. 3 gallerie antivalanga e un bel laghetto segnano la fine dell’ascesa. La discesa è breve e termina a Trepalle, dove negozi di prodotti extradoganali si alternano con regolarità. Qui la strada riprende a salire verso il Passo Eira. Una salita breve, ma più aggressiva, con l’ultima rampa al 10%. Una manciata di km in discesa portano a Livigno. Unico consiglio che mi sento di dare, da quello che mi è stato detto, è di evitare questo tragitto tra il venerdì e domenica in quanto molto trafficato dai turisti e per rifornirsi di benzina e altri prodotti oltre dogana.
11a: LIVIGNO – CHIAVENNA
Passi: Forcola di Livigno (2315m)
Passo Bernina (2323m)
Passo Maloja (1815m)
Descrizione: Il termometro a livigno segna solo 3°. Rabbrividisco. In ogni senso, ma per fortuna ben presto il cielo si apre lasciando spazio a uno splendido sole. La salita al Passo Forcola è regolare e si snoda tra verdi pascoli, mandrie di mucche e di cavalli. Da segnalare l’infinito rettilineo di 2km, con ben 3 gallerie, che porta al Passo dove si incontra l’ennesima dogana. Breve discesa e, dopo un’altra dogana per l’ingresso in Svizzera, inizia la salita al Passo Bernina. Più ripida del Passo Forcola, ma anche questa bellissima dal punto di vista paesaggistico. In cima, uno splendido laghetto e i binari del famoso treno fanno da cornice. L’inizio della discesa, che si conclude a St. Moritz, corre proprio parallelo ai binari. Giunto a St. Moritz parte un tratto di circa 20km non impegnativo dal punto di vista altimetrico, ma reso estremamente ostico dal fatto che in questo tratto spira quasi sempre un forte vento contrario. Basti pensare che i laghetti che si costeggiano sono usati per fare windsurf. Insomma è un’agonia fino al Maloja Pass, dove la strada riprende a scendere decisa, soprattutto nel primo tratto. Giungo così nell’abitato di Chiavenna, ma alla fine opto per tornare indietro di 5km e sistemarmi al camping di Borgonuovo, vicino alla bellissima cascata.
12a: CHIAVENNA – SPLUGEN
Passi: Passo Spluga (2115m)
Descrizione: La tappa odierna non ha un chilometraggio elevato, ma dei suoi 44km, circa 30 sono di salita, con 1800m di dislivello. Da Borgonuovo raggiungo Chiavenna in leggera discesa. Da qui inizia la salita al Passo Spluga, con una rampa subito ripida. La salita al Passo Spluga mi riporta indietro nel tempo: borghi di pietra e lavatoi ancora oggi usati dalle vecchie signore per fare il bucato. A Campodicino la strada spiana, per poi riprendere a salire in un turbinio di tornanti e gallerie scavate nella roccia, fino ad arrivare a Montespluga, dove la strada spiana nuovamente e una diga forma un bellissimo laghetto che si costeggia quasi per intero. Gli ultimi 3 km di ascesa sono nuovamente impegnativi e al Passo è posto il confine con la Svizzera. La prima parte di discesa è denominata “Taboga” per la serie di tornanti che creano una specie di spirale. La seconda parte di discesa è invece tranquilla e portano a Splugen, piccolo borgo di 400 anime che non presenta particolari attrazioni. Purtroppo non vi sono grandi alternative in quanto i paesi successivi verso il Passo seguente non sono diversi e, inoltre, il pomeriggio spira sempre un vento da ovest a est (contrario). L’alternativa sarebbe spostarsi verso est, allungando la tappa odierna e del giorno dopo. Se si hanno gambe e volontà…
13a: SPLUGEN – TENERO CONTRA
Passi: Passo di San Bernardino (2065m)
Descrizione: 12 km di saliscendi conducono da Splugen a Hinterrhein, dove inizia la salita verso il Passo di San Bernardino. In questo tratto si passano diversi borghi caratterizzati dal fatto di avere la via centrale in pavè. La linea di mezzaria è fatta con pietre di colore diverso. La salita misura 9km ed è regolarissima. Il Passo e il bel laghetto rimangono nascosti sino all’ultimo istante. Il paesaggio che si vede nell’andirivieni di tornanti è davvero bellissimo, soprattutto per la varietà di fiori che si possono ammirare. La discesa è lunghissima e via via che ci si avvicina a Bellinzona, lascia spazio alla pianura. Da Bellinzona a Tenero Contra percorro una bella ciclabile, ben segnalata. Unica insidia il solito vento svizzero del pomeriggio. In gola sento un sapore acre: le salite sono finite e io ho ormai iniziato il ritorno verso casa.
14a: TENERO CONTRA – ANGERA
Descrizione: Rientro in Italia sostanzialmente seguendo le sponde del Lago Maggiore. Passo le cittadine di Luino e Laveno, in un andirivieni di saliscendi non impegnativi. Quasi indifferente e senza accorgermente giungo ad Angera, cittadina caratteristica. Volgo un ultimo sguardo malinconico alle montagne ormai distanti.
15a: ANGERA – BINASCO
Descrizione: Smonto per l’ultima volta la tenda e, raggiunto Sesto Calende, imbocco la ciclabile che conduce sino a Milano. Rimpiango le ciclabili Austriache e del Trentino, dove tutto era così ben segnalato. Ora, nonostante l’abbia già percorsa, vado un po’ a spanne e immagino le difficoltà nelle quali si possa imbattere chi ci si trova per la prima volta. Raggiungo casa nel primo pomeriggio di un caldo sabato. Dentro sento un’esplosione di emozioni. Sento gli occhi lucidi. Alle montagne, ormai invisibili, volgo un immaginario “arrivederci” e un immenso “grazie”.