Visto che le gambe hanno retto sulla salita di Consonno il 1 maggio, decido di riprovarci 2 giorni dopo. Sfoglio le salite, ma in realtà in testa conosco già la verità: voglio scalare il Ghisallo, la mecca sognata da ogni ciclista. E se devo scalarlo, lo voglio fare dal versante più tosto: quello che parte da Bellagio.
Sul Ghisallo sono state scritte (e tutt’ora si scrivono) pagine memorabili del Giro di Lombardia e anche del Giro d’Italia.
In cima si trova la Madonna del Ghisallo che, nel 1949 papa Pio XII proclamò patrona dei ciclisti. Nell’occasione partì una fiaccolata-staffetta da Roma. Gli ultimi due tedofori furono nientepopodimenoche Coppi e Bartali.
Di anno in anno nella chiesetta della Madonna del Ghisallo, venivano raccolti tutti i cimeli dei campioni del pedale finchè, il gran numero di biciclette, maglie ecc… Portò all’apertura del Museo del Ciclismo.
Tutto questo ne ha fatto il Paradiso di ogni amante del ciclismo professionistico che, salendo sulle rampe del Ghisallo, immagina di staccare tutti e involarsi verso la vittoria.
La giornata è soleggiata, ma fresca. Alle 10, dopo 22 km, raggiungo la stazione di Milano Cadorna e, con il mio destriero, ci avviamo verso Como.
Da qui parto seguendo la SS 583 che costeggia il lago. Per non rischiare di trovare trffico parto verso le 12 e, una volta tanto, la mia scelta mi premia.
Fino a Bellagio sono circa 30 Km di saliscendi. Tutti abbastanza agevoli, fatta eccezione per il primo che scalda subito le gambe. Da Como a Bellagio si incontrano anche 3 gallerie. Non lunghe, 500m circa e ben illuminate, ma consiglio comunque di portarsi una luce posteriore e una anteriore. In questo tratto se la giornata è calda non avrete grossi problemi in quanto per buona parte la strada è all’ombra, almeno verso l’ora in cui l’ho percorsa io.
Giunto a Bellagio comincia la mitica rampicata: svoltato a destra (seguendo comunque la SS 583) la strada comincia a salire. Dopo poco spiana, ma non illudetevi: è solo un momento. Ripreso fiato mi do in pasto alla salita vera e propria che, nei primi 4 km non molla di un centimetro con pendenze fino al 14%. Dopo 5 km, in località Guello, la strada spiana e a Civenna addirittura vi sono dei tratti in discesa. Riprendete fiato che vi servirà.
Dopo Civenna infatti la strada riprende a salire con tornanti molto ravvicinati, ma salendo si scorge ormai l’arrivo. Io mi sento particolarmente bene e così mi alzo sui pedali, ma senza esagerare e tenendo a bada il respiro.
Giunto in cima sono accolto dalla chiesetta Madonna del Ghisallo dove sono racchiusi ancora tutti i cimeli ciclistici, dai monumenti di Bartali, Coppi e Binda, dal monumento dei ciclisti e dal Museo del ciclismo.
Le emozioni sono fortissime. Mi siedo e mi guardo attorno soddisfatto. Un altro ciclsita, seduto poco distante da me, mi guarda con la stessa faccia sognante e fiera. Ci guardiamo e sorridiamo.
Vorrei restare lì, in contemplazione, ma fatte le visite e le foto di rito, è il momento di scendere.
La discesa è bellissima: non troppo veloce, ma ampia e con manto stradale pressochè perfetto. Credo di aver dovuto toccare i freni una volta soltato. Passo dai bei paesi di Asso e Canzo, per poi proseguire sino a Erba dove riprendo il treno che mi riporta a Milano.
Con i 22 km che mi separano da casa arrivo a 101. Sono stanco, ma soddisfatto. Pienamente. Il cielo ora non promette nulla di buono, ma riesco a rincasare prima che una violenta grandinata investa il sud Milano… Beh restare sul Ghisallo non sarebbe stata una grande idea.
Togliendo i 44 km percorsi da casa – stazione – casa il giro misura 57 Km (mappa). Volendo accorciare il percorso il treno può essere preso anche ad Asso – Canzo.
Dettaglio della salita.
Link del Museo del ciclismo.