Distanza: 95 Km
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Cresciuti in una notte?
La mia giornata inizia da dove era finita quella di ieri: sono da poco passate le 6:00 e io mi trovo in spiaggia a fare colazione. Ultimi biscotti rimasti. Un’aria fresca spira dal mare, dei pescatori cercano di catturare qualche pesce, mentre gli addetti degli stabilimenti balneari sistemano tutto l’occorrente per gli ospiti che arriveranno da lì a poche ore. Sorrido nel vedere i pescatori e ripensando ai ragazzi di ieri: saranno mica cresciuti in una notte?
Rifletto come il mare viva mille storie, a ogni ora. Spesso vediamo solo la parte del bagnante che prende il sole, ma c’è tutto un mondo che ci gira attorno, in ogni momento del giorno e della notte. Mille storie e amori che nascono e muoiono tra i granelli di sabbia.
Ho voglia di arrivare sull’Elba perchè lasciare la terra ferma mi da l’idea di lasciare il Paese, troppo spesso lasciato a se stesso o all’indifferenza di tutto e tutti.
Lasciare il Paese per l’isola… Che non c’è.
Lasciati gli ormeggi
La bici è stata legata come un salame nella stiva della nave e l’imbarcazione ha appena iniziato il suo lento moto.
Guardo la penisola allontanarsi, sempre più distante, così come mi sento io dall’Italia, dove ormai conta solo l’apparenza. Istituzioni, aziende, famiglie e persone sono per lo più scatole vuote, o svuotate forse. Poche, rare, eccezioni.
La strada fino a Piombino la posso dividere in due: bellissima sino alla fine di San Vincenzo, dove un’ampia e ombreggiata ciclabile segue tutta la pineta accompagnando dolcemente i ciclisti fuori dai propri confini. Bruttissima appena inizia Piombino, dove la ciclabile si dilegua, lasciando spazio alla nevrosi e fumi del porto. Camion, auto e tir mi sorpassano veloci e incuranti.
Socchiudo gli occhi, mentre attorno vedo ormai solo mare. Dei bambini chiassosi continuano a urlare. Cercano di attirare l’attenzione di genitori indifferenti. L’ultimo pensiero va ai bambini di Berceto che giocavano spensierati tra i monti, mentre qui i bimbi di città diretti al mare, sembrano irrequieti.
Giro ovest dell’isola
Appena la nave ha aperto il portellone sono sgattaiolato fuori, salutando le auto puzzolenti e rombanti in attesa di scendere. Mi avvio verso Procchio, dove i saliscendi si susseguono senza sosta, ma le scenografie che si alternano lungo la strada mi fanno dimenticare la fatica.
Decisamente più impegnativa, anche per il caldo, è la salita che porta a Marciana, da dove parte anche la funivia per il Monte Capanne, il rilievo più alto dell’Isola. Qui la strada si scosta un po’ dal mare, per tornarci poi con la fresca discesa.
Mi godo i saliscendi successivi e le immagini da cartolina che offre l’Isola.
Giunto a Marina di Campo, scorgo il cartello dei -9 a Lacona. Mi dico che “ormai è fatta”, sorrido, ma invece imparo a mie spese che il detto Trapattoniano “Non dire gatto finchè non ce l’hai nel sacco” è verissimo. Di lì a poco la strada inizia ad arrampicarsi per superare le ultime pendici di giornata.
Fatico, mi alzo sui pedali, tornante dopo tornante. Vedo il sudore colare lungo l’asfalto, ma alzando lo sguardo, mi accorgo come una miriade di farfalle multicolori mi si facciano incontro. E’ uno spettacolo e sento come se quei bellissimi insetti volessero prendermi e tirarmi su, lungo le ultime fatiche di giornata. Le energie si rifanno vive. Gli ultimi sforzi si sciolgono appena inizia la discesa, ripida. Allargo le braccia godendomi finalmente l’aria di Lacona, con un giorno d’anticipo sulla tabella di marcia.