Distanza: 63 Km
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Lo spettro Cisa
E’ il giorno tanto atteso e tanto temuto: quello della salita della Cisa. Mi sveglio presto, fuori dalla tenda tutto tace. Tempo di smontare tutto, fare colazione, salutare e augurare buon viaggio al mio compagno di cena e di racconti di ieri e parto.
Una lunga fila di centauri mi sorpassa e mi saluta. Oggi mi servirebbe un motore come quello delle loro moto nelle gambe.
Come faccio spesso, opto per strade poco trafficate, ma che iniziano a darmi un piccolo antipasto, con continui saliscendi, delle salite che mi attendono oggi.
1000 o non più 1000
Ho da poco “guadato” il Taro, giungendo a Fornovo. Da qui parte la salita. Una breve pausa prima di avviarmi.
Bastano pochi chilometri per far indolenzire le gambe, pegno anche dei 140 Km di ieri. Di contro la salita inizia ad inerpicarsi con decisione sui tornati di Piantonia. A ogni curva il sudore scende copioso dalla fronte. L’asfalto, scaldato da un sole costante lungo tutta la salita, scorre via lento sotto le ruote ciondolanti della bici. La valle solcata dal Taro è sempre più distante. Stremato, vado avanti a fatica. Supero i 1000 m d’altitudine e, quasi con compassione, la salita si fa più morbida facendomi respirare. Nell’ultimo tratto addirittura un po’ di discesa che mi conduce agli 800 e rotti di Berceto. L’aria sul viso, seppur calda, mi fa riprendere. Al Passo Cisa mancano ancora 5 Km che mi riporteranno di nuovo sopra 1000 metri, ma a quelli ci penserò domani.
Gli ultimi chilometri sono stati un vero calvario: sotto il sole cocente, infastidito da tutto, soprattutto dalle mosche che assillavano la mia precaria andatura. Stanco.
Berceto, paese con dedica a Enzo Ferrari, è una bella cittadina. Uno di quei posti dove il tempo sembra essersi fermato: piccoli negozi con prodotti locali, tutti si salutano e si conoscono. E’ una dimensione alla quale dovremmo tornare, aiutandoci a vicenda. Spesso invece, nelle grandi città soprattutto, non sappiamo neanche come si chiama il nostro vicino di casa.
In paese sono lo straniero, ma la gente non lesina comunque sorrisi. L’ennesima conferma della simpatia innata che ispira il cicloviaggiatore. Il dialetto locale perde molto l’influenza emiliana qui e si mischia con altre sonorità della Liguria e Toscana. Osservo dei bambini che giocano spensierati e felici, mentre raccolgo i miei pensieri sul diario.
I Pianelli
Per la notte mi sono sistemato al Camping I Pianelli, circa 1 km prima di Berceto. E’ un campeggio in una posizione splendida, racchiuso dai rilievi circostanti. Provvisto di campo da calcio, beach volley, market, bar e altro. Però, allo stesso tempo, sembra tutto lasciato un po’ a se stesso. Mi ricorda uno di quei paesi fantasma americani. Il camping fantasma. E si che la gente non manca, ma sono tutte case mobili trasformate in piccole villette, dopo anni e anni di villeggiatura delle stesse persone. Sembrano quasi fare a gara a quella più bella.
Io sono l’unica persona in tenda e così mi sono arrogato il diritto di prendere pieno possesso del tavolo e panca di legno che si trovano vicino alle piazzole. Ne ho fatto il mio ufficio.
I profili delle montagne si tingono lentamente di rosso, fino a perdersi nell’oscurità della notte. Un canto di grilli come non sentivo da anni mi culla sino alla fine di questa lunga e dispendiosa giornata.