DISTANZA: 192Km |
DISLIVELLO: 2100m D+ |
PARTENZA / ARRIVO: Suno (NO) Percorso ad anello, a parte la salita / discesa. Vedi mappa percorso |
SALITE AFFRONTATE: – Macugnaga – Scheda |
DIFFICOLTA’: |
PANORAMA: |
DESCRIZIONE:
L’autunno sembra essere entrato prepotentemente nella nostra quotidianità da un giorno all’altro: le lunghe e soleggiate giornate estive sono diventate ben presto un ricordo lontano, scacciate via da scaldacollo, ginocchiere, guanti lunghi e antivento. Così, con 4 miseri gradi nell’aria, Claudia e io ci avviamo da Suno (NO) sulla strada che presenta ancora i segni dell’umidità notturna sull’asfalto scuro. Benediciamo le prime rampe delle colline novaresi e i brevi, sporadici, tratti di sole che provano a fatica a scaldarci. In una ventina di Km, ci portiamo sulle sponde del lago Maggiore, che non vedevo da diversi mesi. Il traffico è fortunatamente scarno, al contrario del periodo estivo dove le auto si susseguono una dopo l’altra senza sosta.
L’ultima settimana di piogge torrenziali ha fatto franare la SS33 appena dopo Arona, così siamo costretti a cambiare percorso e salire al cospetto del colosso di San Carlo, che ci osserva silenziosamente dall’alto. Ci riportiamo sulla strada lungolago a Meina e, godendoci gli scorci sulle acque calme e tranquille (anche se piuttosto alte), la seguiamo fino a Fondotoce, dove salutiamo il lago Maggiore, per raggiungere dopo poche pedalate quello di Mergozzo. Anche qui, vuoi anche perché é domenica mattina, la pace regna sovrana. Tenendo il Toce sulla nostra sinistra, risaliamo verso la Val Grande, mentre il solito vento, ovviamente contrario, ci da il benvenuto.
Dopo 75Km raggiungiamo Piedimulera, dove si aprono le danze sull’ascesa di giornata che porta a Macugnaga. L’inizio è subito impegnativo, con dei ramponi in doppia cifra che ci scaldano le gambe. Incontriamo anche qualche galleria, motivo per il quale consigliamo una luce posteriore e una anteriore. Fortunatamente, dopo il primo tratto, le pendenze perdono mordente e si tramutano in un lungo e agevole falsopiano. Giunti all’abitato di Ceppo Morelli, a quota 750m, incontriamo una galleria di oltre 1Km, che però evitiamo imboccando la vecchia strada sulla sinistra. La lingua di catrame, chiusa alle auto da una sbarra, si ricongiunge subito dopo il tunnel con la via principale.
L’ascesa è lunga, quasi 30Km, scavata nella roccia dura e fredda. Mi fa pensare alla vecchia strada di Barcis, in Friuli. La percorrevo in auto, da bambino, incollato al finestrino per vedere le strane forme di quei massi ciclopici. Ricordo anche che speravo sempre di non incontrare un pullman in senso opposto al nostro, altrimenti sarebbero partite manovre e imprecazioni, in egual misura, da parte di chi si trovava alla guida (sia sull’auto che del pullman ovviamente).
Nella seconda parte di ascesa, le pendenze tornano a farsi più decise, ma mai impossibili. Intanto, davanti ai nostri occhi, ecco stagliarsi lui, con la sua inconfondibile imponenza e maestosità: il Monte Rosa. Rimango a bocca aperta: mai lo avevo visto così vicino e mai mi ero reso conto fosse così grande.
Subito mi viene da chiedermi come possa essere la vista da lassù. Intanto il vento, decisamente più freddo, prova a respingerci, ma abbassando il viso e infilando il mento nello scaldacollo a ogni sferzata, andiamo avanti. In cima, l’aria gelida porta con sé una pioggerellina di ghiaccio che crea uno strano ticchettio sul caschetto. Raggiunta Macugnaga a quota 1370m, anche la strada si arrende al cospetto di quel gigante e l’asfalto si esaurisce in un panoramico e triste parcheggio racchiuso tra il torrente Anza e le cime innevate del massiccio, dalle quali si levano fumi bianchi, quasi fossero ciminiere di Porto Marghera. Da qui in poi si può proseguire solo sulle proprie gambe (o con gli impianti di risalita eventualmente), infatti Macugnaga è considerata base di partenza per svariate escursioni a piedi.
Ci copriamo a dovere e ci avviamo in discesa. Fatto ritorno a Piedimulera teniamo il Toce nuovamente sulla nostra sinistra, percorrendo la strada parallela a quella dell’andata. Ora fortunatamente il vento è a nostro favore e, neanche fossimo il treno della Ineos Granadiers in una cronosquadre, ci dirigiamo spediti verso il terzo lago d i oggi. Superati Ornavasso e Gravellona, raggiungiamo Omegna dopo 156Km. La stanchezza comincia a farsi sentire, ma il lago d’Orta ci aspetta, così ci involiamo verso Orta San Giulio. Purtroppo qui il traffico è ancora quello nevrotico estivo e ci viene quasi naturalmente da chiederci “Ma dove andranno tutti?“. Con un ultimo strappo salutiamo traffico e lago per scendere gradualmente verso Borgomanero. Il cielo intanto comincia a farsi rossastro, le giornate sono decisamente più corte e tra poche settimane, con nostro immenso dispiacere, cambierà anche l’ora. Le temperature si abbassano nuovamente, rasentando quelle mattutine, ma ormai siamo giunti all’arrivo, o al punto di partenza a seconda dei gusti, dopo 192Km.
Una bella, faticosa e fresca pedalata, con un indimenticabile e impressionante gigante sullo sfondo.
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