Ricordo quando, a fine 2019, guardando il calendario delle randonnée 2020, notai la Labrorando e pensai che sarebbe stato bello andarci insieme, Claudia e io, pedalare lungomare e ritrovare quei luoghi che avevo attraversato da solo, in sella alla mia bicicletta, in un viaggio di qualche anno fa. Già, perché la traccia disegnata dagli organizzatori, si snoda su buona parte del percorso che avevo seguito allora. La fantasia aveva cominciato a vagare, immaginando una bella giornata di sole di fine inverno, il mare calmo, deserto e quasi triste al nostro fianco, i nostri sorrisi spensierati… Ma non sempre le cose vanno come ce le immaginiamo.
Da subito le avvisaglie non sono buone, con la stanza prenotata che viene meno per via di un disguido dei proprietari e turisti polacchi, un’altra di fortuna trovata all’ultimo momento, il nord Italia che viene travolto dai primi casi di Coronavirus e noi che riusciamo a partire solo a pomeriggio inoltrato. Raggiungiamo Livorno che è ormai sera, dove ci attendono Rosanna e Franco che, nel frattempo sono riusciti fortunatamente a ritirare i nostri cartellini e prendere le chiavi delle stanze. La soluzione di ripiego, purtroppo, lascia molto a desiderare, ma nel momento in cui abbiamo visto svanire sotto i nostri occhi la sistemazione originaria, abbiamo ripiegato in fretta e furia su quello che abbiamo trovato. Per una notte ci adatteremo, pensiamo.
Troviamo con difficoltà un posto per una pizza, dopo essere stati rimbalzati da almeno altri 4 posti. Con una goccia di mozzarella fusa, mi ustiono il labbro inferiore. Ci ritiriamo così nelle nostre dimore, dove auspichiamo un sonno profondo per essere pronti e riposati domani, ma i nostri sogni (più che altro quelli di Claudia e Rosanna 😛 ) sono spazzati via alternativamente dai programmi tv dell’appartamento accanto e dalle grida di quello sopra.
Ancora assonnati, affamati e avvolti dal buio, ci avviamo alla partenza. Nel mentre, Claudia, vede esplodere nella notte il raffreddore rimasto latente fino a quel momento… Che nel week end del Coronavirus, non è propriamente ben augurante.
Colazione veloce e alle 7 in punto siamo in sella, sotto a un cielo che va via schiarendosi, svelandoci una coltre densa di nuvole color fumo. Le vie di Livorno sono ancora deserte, mentre passiamo per il centro, procedendo poi in direzione sud. Imbocchiamo la SS1 e, giunti a Quercianella, i ricordi di quel viaggio tornano a galla da un passato non troppo lontano. Ricordo quando, scalando quelle rampe che oggi sono solo degli strappi, ero convinto di essermi lasciato alle spalle una salita dura e severa. Di km e salite, da allora, ne sono passati tanti. Più degli anni.
Vengo riportato alla realtà da una buca, grazie alla quale il garmin dove ho caricato la traccia del percorso, vola rovinosamente a terra. Ci fermiamo per recuperarlo e ripartiamo accodandoci a Rosanna e Franco. A Vada, imbocchiamo la SP39, che si stacca dal mare, mentre l’asfalto serve in tavola le prime colline toscane. I saliscendi si alternano sotto le nostre ruote e, quasi da subito, Claudia non riesce a respirare adeguatamente faticando oltremodo. Una seconda buca fa volare nuovamente il mio garmin nel prato. Ci fermiamo e ci accovacciamo sull’erba a cercarlo, stile mondine nelle risaie (questa scena si ripeterà altre due volte nonostante lo avessi legato). Lo ritroviamo dopo 5′ buoni, quando avevamo quasi perso le speranze. A quel punto mando un messaggio a Franco: viste le condizioni di Claudia e il mio garmin che sembra indiavolato, è inutile che continuino ad attenderci. Rischieremmo solo di rallentarli inutilmente.
Proseguiamo quindi Claudia e io, tenendo un passo più moderato. Arriviamo così a Bolgheri, sul viale dei cipressi tanto caro al Carducci. I ricordi di quando ero passato di lì sono ora vivi sulla pelle, mentre entriamo in paese dove mi accorgo che il controllo, dopo circa 62Km, è posto esattamente dove ero andato nel mio viaggio a recuperare qualcosa di commestibile. Una breve sosta e via, dopo la quale la strada si riavvicina al mare. A Donoratico (Km 78) è posto il secondo controllo, ma tiriamo dritti perché non vediamo il negozio di bici dove apporre il timbro. Un km più avanti ci coglie il dubbio di essere andati oltre, così controlliamo e torniamo sui nostri passi, aggiungendo 2Km in più.
La traccia prosegue ora lungo la SP39 in direzione sud, nel suo tratto forse più monotono, dove il mare si nasconde oltre la pineta. Raggiungiamo San Vincenzo prima e la splendida spiaggia di Baratti poi. Da qui bisogna rimboccarsi le maniche perché per arrivare al controllo di metà percorso, bisogna salire fino ai 176m di Populonia, che detto così sembrerebbe una sciocchezza, ma il problema è che si fanno i 176m di dislivello in poco più di 2Km. Le pendenze vanno spesso e volentieri in doppia cifra e Claudia fa una fatica enorme per arrivare lassù.
La bella vista sul mare e le mura della fortezza sovrastate da nuvoloni scuri e minacciosi ci ripagano della fatica.
Abbiamo percorso 109Km, timbrato al terzo controllo e ora non ci resta che riavvolgere il nastro e tornare al punto di partenza. Già, perché per buona parte del percorso, il ritorno ricalca la strada dell’andata, fatta eccezione per qualche deviazione.
Al Km 154, in località La California, è posto il quarto e ultimo controllo. Gioiamo del fatto che si tratti di una pasticceria e ci consoliamo con un mega biscotto al cioccolato 😛
Claudia è ormai sfinita, complice anche il vento che ha iniziato a spirare, da diversi km, dal mare verso terra, ma leggermente contrario al nostro senso di marcia. Tendo a spostarmi leggermente più verso il centro della carreggiata, di modo da farle prendere meno aria possibile, ma la fatica, dettata più che altro dal malessere fisico e dal poco sonno, per lei è ormai tanta. Troppa.
Arriviamo alle porte di Livorno e, i miei ricordi sull’altimetria della traccia non mi tradiscono: spero di sbagliarmi, ma rammento che nell’ultimo tratto c’era una salita. Ad Antignano infatti l’asfalto comincia ad arrampicarsi sotto le nostre ruote, fino a raggiungere il santuario di Montenero dove si può godere di una splendida vista sulla città labronica.
E’ fatta finalmente! Perché per completare il pugno di km che restano, non rimane che planare dolcemente verso l’arrivo. Alla fine non riesco a gioire, ma sento dentro tanto rammarico per la fatica letta nello sguardo di Claudia e perché nulla è andato come speravo. Pazienza: a volte le cose vanno così e forse tra un po’ ci rideremo su ripensando a questa (dis)avventura, ma per ora rimane solo uno sgradevole rammarico.
La simpatia degli organizzatori al pasta party finale ci rinfranca un po’. Saliamo in macchina e ci avviamo verso casa, mentre all’orizzonte si accende un tramonto spettacolare. Cerco disperatamente un posto per fermarmi e scattare una foto al cielo infuocato. Non lo trovo… Già, mi ero momentaneamente dimenticato che questo week end va così.