12 giugno: Tarascon-Sur-Ariege – Castillon-en-Couserans
Km: 81
Km totali: 1239
Mappa e altimetria
Descrizione: Ecco i Pirenei! Per giorni li ho visti avvicinarsi all’orizzonte, ora è arrivato il momento di scalarli. Strada che parte subito in salita verso delle nuvole basse che avvolgono le cime e nascondono il sole, quasi fossero in realtà dei vulcani fumanti ancora in attività. Non fa caldo, ma l’afa è terribile. Da Tarascon alla vetta del Col De Port (1249m) sono 17km, intervallati però da diversi tratti che danno respiro (per quanto possibile visto il clima). Sul passo: un cartello, le nubi e le mucche. Niente altro da queste parti. Giù in discesa ed ecco il sole. L’afa si fa insopportabile sin dalle prime rampe della seconda ascesa. Cacciatore di ombra che non c’è. A 4km dal secondo scollinamento ecco una cascatella e un metro quadro d’ombra abitabile. Mi metto in coda come in posta con due cicloturisti svizzeri per infilare la testa sotto l’acqua. Ripartiamo. Ai -2 borracce vuote, ma il passo ormai è lì: Col De La Core (1395m). Discesa a secco perchè in cima non c’è nulla, ma fortunatamente sono ormai a destinazione.
In camping conosco Arnaud, ragazzo di Tolosa in giro con la sua Mtb mentre la moglie è dai genitori a Parigi. Mangiamo insieme sulla coperta da lui offerta. Ognuno quello che ha preso al supermarket. Parliamo franglese, ma ci capiamo. Abbastanza da raccontarci le vite, i viaggi, le passioni sotto un cielo sempre più scuro. Siamo stanchi entrambi.
Bonne nuit Ivan
Good night Arnaud
13 giugno: Castillon-en-Couserans – Capvern
Km: 99
Km totali: 1338
Mappa e altimetria
Descrizione: In ogni viaggio che ho fatto, ho sempre avuto almeno un giorno no. Impossibile non metterlo in conto in un viaggio così lungo. A mente fredda poi mi renderò conto come in realtà non si è trattato di un giorno di crisi, ma di una tappa nella quale le condizioni climatiche erano autenticamente insopportabili. E dire che la giornata era cominciata bene: partito prima delle 7 e scalato il Portet d’Aspet (1069m) nella solita afosa nebbia pirenaica. Sono sul passo quando la nebbia si dissolve nell’aria e spunta il sole. Da subito manca il respiro, ma non me ne preoccupo e mi avvio in discesa. Ecco il Col de Mentè, mentre il sole sgomita prepotente fuori dalle nuvole. Prime rampe all’ombra nel verde brillante della vegetazione, tutto ok. Poi l’ombra viene meno, il sole e l’afa conquistano la scena. Gocce a ripetizione dalle mani, al manubrio, all’asfalto. Il resto fradicio. Una sauna verticale. Arrivo in cima al colle (1349m) con la spia rossa accesa. Sulle gambe. Mi fermo 2 ore, mangio, bevo, ma niente. Ormai sono andato. Punto di non ritorno. Impossibile pensare di fare il Col de Peyresourde o il Portillon, come avevo messo in conto di fare. Parlo con dei ciclisti del posto incontrati al passo, mi spiegano che anche loro volevano fare il Peyresourde, ma quando il clima è così, è impensabile. Guardo la cartina, studio una via di fuga da quella fornace a cielo aperto. Scendo dai Pirenei e arrivo a Capvern dopo 99km. Arrivo sfatto, sfinito, esausto. Svuotato di ogni energia. Domani valuterò il da farsi.
14 giugno: Capvern – Lescar
Km: 88
Km totali: 1425
Mappa e altimetria
Descrizione: La notte ha portato consiglio, non so se quello giusto. Al risveglio, nello stomaco, sento ancora il malessere della cotta di ieri. Fuori dalla tenda, afa sin dalle prime luci. Rimango con la cartina in mano un tempo interminabile. La guardo, la riguardo, fingo di studiarla, ma dentro so la decisione che devo prendere. Di testa. Non d’istinto. Perchè se seguissi quello andrei lassù. Il fatto è che mi spiace non poter salire sull’Aspin, il Tourmalet e l’Aubisque. Li avevo sognati… E almeno per ora un sogno rimarranno.
Mi allontano dai Pirenei dunque, cancellando proprio la giornata clou, quella alla quale tenevo di più. Col senno di poi sono sicuro di aver fatto bene, perchè con un clima così e le energie che rasentano il fondo del barile, non avrei retto. Ma resta l’amaro e un po’ di delusione.
Tra continui saliscendi proseguo verso ovest e, legge del contrappasso, il paesaggio e quello meno interessante da quando son partito. Campagna lasciata un po’ a se e paesi anonimi si susseguono. Fa eccezione solo Pau, con le sue palme sparse e i suoi alberi squadrati. 88km. Per oggi va bene così mi dico, mentre guardo le cime pirenaiche ormai lontane. Non dico loro addio, ma arrivederci.
Arrivare presto in campeggio presto, mi permette quanto meno di recuperare energie preziose e fare il bucato.
15 giugno: Lescar – Saint-Jean-Pied-de-Port
Km: 92
Km totali: 1517
Mappa e altimetria
Descrizione: Avrei potuto puntare Saint-Jean-De-Luz. Sarei arrivato sull’oceano e sarei stato abbastanza a ovest tutto sommato. Invece no. #WestCape può portarmi ancora più in là. Riparto sotto un cielo grigio. Di tanto in tanto pioviggina, mentre salgo e scendo dalle colline. Campi di girasoli, pascoli, mucche, pecore, cavalli. Finalmente lo sfondo torna a catturare la mia attenzione e a distrarmi dall’asfalto che si snoda davanti.
Passo dalla medioevale Navarrenx, unita al presente dal suo ponte in pietra, mentre il tempo è scandito dai miei occhiali: li metto piove, li tolgo smette.
Ancora una salita e via una discesa fino ad arrivare… A Saint-Jean… Si… Ma non De-Luz, bensì Saint-Jean-Pied-De-Port che tradotto vuol dire: inizio del Cammino di Santiago. Saint-Jean-Pied-De-Port mi accoglie con le sue espandrillas, i bastoni, le conchiglie (simbolo del cammino) e i camminanti. Mi unisco a loro: seguirò il cammino di Santiago su strada. Ho preso anch’io la mia “credencial del pellegrino” e, anche se non ho scopi religiosi nel farlo, è comunque un percorso che volevo fare e che mi affascina.
E allora “Buen camino Ivan.
Il cammino di Santiago in bicicletta – Consigli e considerazioni
So che il cammino di Santiago, nello specifico il cammino francese (quello più noto tra le varie varianti) è già di per se un viaggio. Per me è stato parte del viaggio, ma riporto di seguito alcune considerazioni maturate “sul campo”.
Il Cammino di Santiago francese formalmente inizia a Saint-Jean-Pied-De-Port. Nulla vieta però di inziarlo da Roncisvalle o da dove si vuole (volendo anche da casa propria). Solitamente il punto comune ai vari cammini è Puente la Reina. Per intero misura circa 750km (nel mio caso 810).
Farlo in bicicletta pone subito davanti a un bivio: farlo su sentiero o su strada. Nella prima ipotesi sarà necessario avere una bici adatta allo sterrato, bisognerà disegnare delle tappe più brevi (l’andatura inevitabilmente sarà più lenta) e sarà sempre in condivisione coi pellegrini a piedi. Se si sceglie di farlo su strada asfaltata (o carretera come la chiamano in Spagna) può essere percorso con qualsiasi bicicletta da cicloturismo (anche con bici da corsa), sarà al 95% su asfalto e spesso sarà affiancato (ma non in condivisione) coi pellegrini a piedi.
Personalmente ho optato per percorrerlo su strada, ma indipendentemente dalla scelta e dai motivi, consiglio a chi decide di intraprendere questo viaggio (anche a piedi eventualmente) di munirsi di Credenziale del Pellegrino. La Credenziale è una sorta di “passaporto” che ci identifica ufficialmente come pellegrini (richiesta quasi sempre per accedere agli ostelli). Riporta nome e cognome, indirizzo, nazionalità e data di inizio del cammino. Oltre a queste informazioni ha delle pagine dedicate alla raccolta timbri (sello in spagnolo). I timbri si raccolgono nelle chiese, cattedrali, ma soprattutto negli ostelli, alberghi, campeggi. Oltre al timbro viene segnata anche la data, di modo da attestare il passaggio da quel determinato posto in quel determinato giorno. Se quotidianamente timbrato per lo meno dove si alloggia, la credenziale da diritto, una volta giunti a Santiago, di richiedere la Compostela: documento che attesta ufficialmente di aver percorso il cammino (nel caso della bicicletta è necessario aver percorso almeno gli ultimi 200km, a piedi gli ultimi 100). Dove richiedere la credenziale? Volendo la si può ottenere già prima di partire in Italia (a questo link viene riportato dove e come). Nel mio caso, ho preso la credenziale in Francia, una volta giunto a Saint-Jean presso “Les Amis du Chemin de Saint-Jacques” a fronte di una donazione di 2€ (il rilascio è immediato). Oltre al “passaporto” vengono comunicate anche diverse informazioni utili, le altimetrie di tutte le salite che si incontreranno sul percorso (utili soprattutto se si percorre il cammino su sentiero sterrato, su strada sono un po’ diverse, ma danno comunque un’idea) e l’elenco di tutti gli ostelli (chiamati “albergues” ma la traduzione non è alberghi, bensì ostelli) suddivisi per paese. Oltre all’elenco degli ostelli, sul foglio è riportato il prezzo, se c’è la cucina a disposizione, se le biciclette sono accettate*, se c’è il ristorante e se è accettato il bancomat/carta (a questo link trovate un documento simile a quello descritto).*Inizialmente ci facevo caso nella scelta dell’ostello. Poi mi sono reso conto che, indipendentemente che siano accettate o meno, anche se sei in bici sei ben accetto. Di contro: se la voce “bici accettate” è barrata, non aspettatevi un locale dedicato ai vostri cavalli d’acciaio. Spesso vi verrà chiesto di lasciarle in esterno, magari nel giardino della struttura (legarle o meno è a vostra scelta) o di parcheggiarle all’interno dell’ostello dopo una certa ora. E’ bene dunque avere qualcosa per legare la bici.
Dove dormire dunque lungo il cammino? Come è facile intuire, personalmente ritengo l’ostello la soluzione ideale (che ho utilizzato). A seconda che si tratti di ostello municipale/pubblico o privato, hanno un prezzo che va da un minimo di 5€ a una massimo di 15€ (prezzo trovato solo nelle città più grandi).
Si comprende subito come il prezzo sia sostanzialmente identico a quello di un comune campeggio, col vantaggio di non dovere montare e smontare la tenda, di dormire in un letto e di avere un tetto sopra la testa (anzi se il vostro viaggio coincide col cammino la tenda potete lasciarla a casa). Solo vantaggi dunque? No. Bisogna comunque tenere presente che gli ostelli sono organizzati in camerate comuni di numero variabile e che i camminanti si svegliano e partono a un’ora variabile tra le 5 e le 6 di mattina. Salvo che non abbiate un sonno da “bella addormentata nel bosco” è impossibile continuare a dormire mentre almeno 20 persone si svegliano e si alzano.
La vita in ostello è dunque costantemente in condivisione con gli altri: dalla cena, al bagno, alla notte. Se siete abituati al campeggio non avrete grossi problemi, in alternativa è possibile optare per ostelli con camere private o alberghi (hanno tendenzialmente prezzi accessibili).
Un altro vantaggio degli ostelli è che spesso hanno cucina e stoviglie a disposizione, il che permette di cucinare (a volte condividendo ad esempio una pasta con gli altri). Altri ostelli hanno una sorta di ristorante (in aggiunta o alternativamente alla cucina libera) che offre il “menù del pellegrino” (offerto per altro anche in quasi tutti i ristoranti veri e propri) fatto di solito da un primo (di solito una zuppa), un secondo con contorno e un dolce. Prezzo medio quanto quello dell’alloggio. Personalmente ne ho usufruito una volta sola in quanto sono vegetariano e mi è capitato solo una volta di trovare un ostello con ristorante e menù di questo tipo. Il resto delle volte ho cucinato da me.
Per rifornirsi è bene tenere presente che in quasi tutti i paesi dove si passa col cammino, è presente un piccolo supermercato (a volte spartano, a volte classico, ma in ogni caso con tutto l’indispensabile per non morire di fame). Tenete solo presente che, soprattutto nei piccoli centri, anche i supermercatini/alimentari si adeguano agli orari dei camminanti, quindi non è strano trovare il negozio chiuso alle 11 di mattina mentre i pellegrini sono in cammino.
Ultima cosa da tenere presente negli ostelli è che i camminanti partono presto, ma tendenzialmente arrivano anche presto (di solito tra le 16 e le 17). Fare troopo tardi (d’estate in Spagna c’è luce sin dopo le 21), soprattutto in un ostello piccolo, espone al rischio di non trovare posti liberi. Non è un dramma perchè quasi ogni paese ha più di un ostello o, alla mal parata, con la bici ci portiamo al paese successivo e continuiamo la ricerca.
Come orientarsi? Se si percorre il sentiero sterrato, perdersi lo ritengo impossibile in quanto il percorso è sempre ben segnalato. Discorso diverso è se si fa il cammino su strada asfaltata perchè a volte, o per evitare strade trafficate, o semplicemente perchè la strada non segue il sentiero, siamo portati a staccarci un po’ dal cammino a piedi. Lo sterrato mi è capitato di percorrerlo solo in un paio di brevi occasioni: una perchè mi ci sono ritrovato seguendo le indicazioni per le bici, l’altra per scelta dato che ero stato rassicurato sul fatto che non si trattava di vero e proprio sterrato, ma di terra battuta (e in effetti era così). Per decidere la strada da percorrere consiglio vivamente la guida Michelin “Camino de Santiago 1/150.000“. Personalmente mi sono trovato benissimo. E’ concepita per il percorso a piedi, ma validissima anche per la bicicletta. Suddivisa in 34 tappe a piedi, riporta in azzurro la traccia del sentiero. Per percorrerlo su asfalto sarà sufficente seguire la strada più vicina (spesso adiacente) a quella linea azzurra. Oltre alla dettagliata cartina sono riportate anche le altimetrie, che spesso coincidono con quelle della strada dato che in molte occasioni carretera e sentiero viaggiano affiancati. Come detto capita ogni tanto di staccarsi dalla traccia azzurra, ma non sarà difficle orientarsi. In aggiunta alla guida sopra descritta ho trovato alcune varianti e consigli che mi sono appuntato e ho seguito, su questo pdf.
Una parentesi a parte va aperta per le grandi città che si attraversano: Pamplona, Logrono, Burgos, Leon, Ponferrada, Santiago di Compostela. Nelle città non c’è cartina che tenga, ma la regola “casalinga” che ho seguito, può essere applicata in qualsiasi centro abitato. Nei centri abitati i pellegrini a piedi vengono indirizzati verso il centro cittadino e da lì fuori città (quasi sempre su marciapiede) da delle frecce gialle disegnate per terra/sui muri o su dei cartelli (a volte la freccia è affiancata da una conchiglia, a volte dalla scritta Santiago). Premesso che non amo fermarmi o partire nelle grosse città, quando ci arrivavo cercavo di seguire con un po’ di attenzione, le frecce gialle dei camminanti. In questo modo mi ritrovavo facilmente nel centro cittadino e da lì fuori dal caos. Nel momento in cui riprendeva il sentiero sterrato, io facevo ritorno alla cartina cartacea.
Personalmente avevo disegnato delle tappe per tutto il mio viaggio da casa in Portogallo, ma le ho abbandonate dopo soli 3 giorni affidandomi più a come mi sentivo quotidianamente. A maggior ragione la stessa regola l’ho usata sul cammino, dato che si trovano viveri e alloggi in ogni paese. Giusto tracciare un percorso per farsi un’idea, ma non è fondamentale seguirlo alla morte. Nel disegnare le tappe basatevi sulle distanze che sapete di avere nelle gambe, non importa se ci impiegate un giorno in più e nessuno vi darà un premio se ci metterete un giorno in meno. Ognuno ha la sua distanza, non è più bravo chi ci impiega meno o chi fa più chilometri. Nel disegnare il vostro viaggio tenete conto che troverete il 10% di pianura. Il resto sarà salita o discesa. Il clima estivo è caldo, soprattutto nelle ore centrali, ma un caldo abbastanza secco che personalmente non ho particolarmente sofferto (tenete conto che soffro più il freddo del caldo). Di solito si rimane sopra i 400m di altitudine (quota massima raggiunta dal cammino 1500m), quindi è anche facile che la notte la temperatura sia piuttosto fresca. Regolatevi. Oltre alla costante salita e discesa, altro agente che vi farà spesso compagnia sul cammino è il vento (di intensità variabile ma quasi sempre presente). E sarà contrario ovviamente.
A chiunque si incontri a piedi o in bici è buona educazione augurare “buen camino“. Ve lo sentirete dire e lo direte infinite volte.
Una volta arrivati a Santiago di Compostela, se dovete spedire la bici in aereo, sappiate che presso l’aeroporto è presente un servizio di imballaggio bici (non ne ho usufruito in quanto il mio viaggio non è finito a Santiago, ma l’ho visto passando dall’aeroporto e l’avevo letto in internet). In alternativa ci sono diverse agenzie che vi possono far recapitare la bicicletta direttamente a casa a un prezzo variabile di 30/60€. Le si trovano facilmente chiedendo informazioni una volta arrivati davanti alla cattedrale di Santiago.
In internet si trovano tante informazioni relative al cammino. Uno dei siti più chiari e affidabili che personalmente ho trovato è questo. Mi sembra di aver scritto tutto quello che avevo in mente. Se avete dubbi, domande, o altro, contattatemi senza problemi.
16 giugno: Saint-Jean-Pied-de-Port – Puente la Reina
Km: 103
Km totali: 1620
Mappa e altimetria
Descrizione: Sono le 3 di notte, sono sveglio e sento la pioggia cadere. Pioggia fine e lenta. Spero smetta. Non lo fa. Lascio così la Francia, sotto l acqua, al freddo, coperto con collare, fascia in testa, giubbotto e ghette ai piedi. Non seguo la strada che affianca il cammino e che mi porterebbe ai 1200m, ma opto per seguire la poco trafficata D933 che mi fa scollinare in terra iberica con l’Alto de Ibaneta (1057m). Nebbia fitta. Nebbia da funghi. Nebbia d’autunno. Devo accendere il fanalino posteriore in discesa nonostante sia giorno e nonostante non ci sia alcuna galleria, ma la visibilità è nulla. In cima incontro dei turisti olandesi con le bici caricate sul camper. Mi rassicurano che basta scendere di qualche km e la situazione migliora. A Roncisvalle in effetti si vede un po’ di più e poi, come per magia, via la pioggia, via la nebbia ed ecco il caldo e il sole. Non ci credo! Appendo a turno calze e ciabatte sul portapacchi per farle asciugare. Alto de Mezkiritz (922m) e Erro (801m) per poi giungere a Pamplona. Ecco l’arena dei tori, la cattedrale, i vicoli in ciottolato dove a S. Firmino si corre per non essere incornati. Resto lì un’ora abbondante. Potrei fermarmi per la notte, invece riparto. Salgo sull’Alto del Perdon (770m) percorrendo la NA-1110. La sommità è visibile a km per le sue pale eoliche. Scollinato, non mi resta che godermi le pendenze favorevoli sino a Puente La Reina. In ostello incotro un cicloturista francese e due olandesi. Ceniamo insieme raccontandoci i rispettivi viaggi, ma di lì a poco la stanchezza ha la meglio. Alla spicciolata ci avviamo ai rispettivi giacigli e, la mattina seguente, ognuno per la sua strada.
17 giugno: Puente la Reina – Najera
Km: 100
Km totali: 1720
Mappa e altimetria
Descrizione: Il risveglio è veloce nell’Albergue (o ostello che dir si voglia), la partenza un po’ meno perchè subito in salita.
Discese e salite si alternano costanti sotto il sole e le ruote sulla NA-1110. Ombra e pianura non pervenute. Sarà così tutto il giorno.
Al monastero di Irache, poco dopo Estella, ecco la fontana che, a scelta, emette acqua o vino. Rosso. Acqua grazie, anche perchè subito dopo c’è da salire ai 675m di Villamayor de Monjardin.
Ed ecco poi Logrono (detto rigorosamente Logrogno) con la sua cattedrale a dominare la città. Potrei fermarmi qui. Invece riparto. Per uscire punto il parco della Grajera tra famiglie intente davanti ai loro barbecue. Mi ritrovo sul cammino e allora via con un po’ di sterrato.
Da Navarrete la strada è chiusa al traffico per una crono ciclistica, ma la polizia mi fa passare tranquillamente… In fondo sono in groppa a una bici anch’io. Mi staccano tutti sulle pendici dell’Alto de San Anton (715m), ma allo stesso tempo tutti mi sorridono e mi augurano “buen camino”. Al mio passaggio la gente applaude, quasi fossi un concorrente in gara.
Non taglio il traguardo perchè la mia strada, a differenza della corsa, porta a Najera, ma oggi ho vinto anch’io.
Trovo sistemazione presso un ostello gestito, fra gli altri, da un signore italiano di Roma. Diversi connazionali tra gli ospiti.
Oltre a me un’altra bici, quella di Roger, cicloturista francese. Ci salutiamo e scambiamo poche scarne parole dopo la doccia.
18 giugno: Najera – Castrojeriz
Km: 150
Km totali: 1870
Mappa e altimetria
Descrizione: Non sono ancora le 7 e io sono già sui pedali che faccio su e giù sulla caretera. Spettacolo ovunque: strade deserte, che si perdono all’orizzonte stile highway americana. Attorno colori e profumi che cambiano di continuo. Colori di terra, di campi, di vegetazione. Mi allontano un po’ dal cammino vero e proprio, ma contemporaneamente mi tengo lontano anche dal traffico abbandonando la N-120 e preferendo la LR-201. Si inizia a salire sino ai 1150m del Puerto de la Pedraja. Sulle rampe mi raggiunge Roger, il cicloturista francese incontrato all’ostello la sera prima. Ci salutiamo, scambiamo qualche parola, ma la sua andatura in salita è più veloce della mia così, metro dopo metro, finisce per scomparire all’orizzonte. Discorso diverso con un cicloturista polacco, col quale ci superiamo a vicenda diverse volte. Ogni volte ci sorridiamo, ma alla fine ci perdiamo di vista. A mezzogiorno sono a Burgos. 94km già sul groppone. Mi fermo al cospetto dell’imponente cattedrale e giro per il bel centro. Valuto, guardo la cartina: riparto. Anche perchè penso che sia più semplice lasciare Burgos di domenica, col traffico scarno e un po’ perchè tendenzialmente preferisco le piccole realtà alle città.
Per lasciare Burgos non credo di fare il percorso più breve, ma anzi di allungare sensibilmente la strada pur di evitare il traffico.
Caldo. L’atmosfera diventa del tutto USA-style col l’orizzonte tremolante alla vista, come nei film. In quello spettacolo continuo di colori, salite e sudore; penso alla questione dello spagnolo. Io non lo parlo e loro difficilmente parlano inglese. Poi ecco l’illuminazione: so che lo spagnolo ha molte assonanze col veneto, così rispolvero la parlata alla Dino Da Sandrà.
Su un tratto di strada stretta una macchina mi suona. Non posso smaterializzarmi. Suona ancora. Sfodero il veneto mentre mi sorpassa
“Va in mona!”
Lui abbassa il finestrino e mi fa il dito medio. Funziona!
Al monastero di San Anton la strada passa praticamente dentro i resti della chiesa. Ancora qualche pedalata e sono a Castrojeriz. 150km su taccuino. Stop. Ostello.
Mi guardano:
Frase incomprensibile…. e capisco solo “ciapuccio“. Un cappuccio?! Alle 6? Con 35°?! Son mica tedesco. Declino. Insistono.
“No entiende?”
Capisco, ma mi basta il brodo caldo che ho nelle borracce. Parlano tra di loro. Poi: “Nibali” e indicano la bici! Ahhhhhh intendevano Chiappucci. Ora capisco!
“Chiappucci!!! El diablo!!!”
L’ostello si zittisce. Tutti mi guardano. Qualcuno chiama l’esorcista. Mi nascondo sotto la doccia.
19 giugno: Castrojeriz – Mansilla De Las Mulas
Km: 120
Km totali: 1990
Mappa e altimetria
Descrizione: Albeggia ancora per le strade deserte di Castrojerez. Mi aspetto qualche strappo scaldagambe, invece si vede addirittura della pianura sotto le ruote. Strano, ma vero.
I km passano veloci, ondeggiando tra gli 800 e 900m.
Carrion De Los Condes, noto una bici familiare fuori da un bar. Mi fermo, guardo, è Roger! Già incrociato giorni fa. Francese, di Strasburgo, ciclotuttista. Nel senso che fa viaggi in bici, corre ultramaratone da 200km, ha scalato cime da 6000m e ha fatto il cammino di Santiago a piedi… Si ma partendo da casa sua!
L’avevo incrociato 2 o 3 giorni fa, avevamo fatto una 20ina di km insieme e poi ognuno per la sua strada. Siamo entrambi increduli di esserci ritrovati. E’ destino: ripartiamo insieme. Io non so dove mi fermerò perchè le mie tappe sono andate per i fatti loro più o meno il 3° giorno di viaggio. Lui non sa dove si fermerà perchè non ha limiti di tempo, quindi si ferma un po’ quando vuole.
I presupposti son buoni. Si va. 5km ed ecco il bivio: lui vuol prendere lo sterrato (più breve), io la carretera (asfaltata). Mi rassicura dicendo che è sterrato fattibilissimo. Se lo ricorda. Mi fido. Ha ragione. Pedaliamo per 20km in condivisione coi pellegrini a piedi. Auguriamo a tutti “buen camino“, mangiamo polvere e beviamo brodo in borraccia.
Torna l’asfalo, il sole si nasconde e si alza il vento. Contrario. Roger sparisce a ruota. Sorrido. Mi ritrovo davanti, a masticare vento e moscerini… E tutto sommato, mi piace.
Arriviamo a Mansilla De Las Mulas. 120km pedalati. Mi giro:
“Roger je m’aret ici ojordui”
“Ah se bon Ivan”
La sera mi offre una birra per esser stato davanti tutto il pomeriggio col vento.
A questi patti tiro anche domani!.
20 giugno: Mansilla De Las Mulas – Molinaseca
Km: 114
Km totali: 2104
Mappa e altimetria
Descrizione: 5.30, il gallo canta da qualche parte oltre la finestra, l’ostello che si desta. I camminanti partono presto, a volte prima del sorgere del sole. Inevitabilmente mi sveglio e alle 6.30 sono già in strada con l’alba a far da sfondo e un assonnato Roger alle spalle.
La strada fino a Leon è troppo trafficata per i miei gusti e così mi lascio alle spalle la città in fretta, dopo una visita veloce alla cattedrale.
Villadangos del Paramo, incontro Pierre e Susanne, francesi, 150 anni in 2, un tandem e tanta voglia ancora di pedalare sul mondo. Come si dice dalle loro parti: chapeu.
Da Astorga strada e scenografia, fino a quel momento piuttosto anonimi e apatici, cambiano. La prima sale, la seconda cambia volto.
Arrivo ai 1504m della Cruz de Ferro e a colpirmi è il luogo. Un luogo quasi sovrannaturale: tutti i sassi sono scritti, alcuni cancellati dal tempo. Sono i motivi, i sogni, i desideri, le dediche di chi è passato di lì. Chi non ha da scrivere lascia qualcosa: un oggetto, un indumento, una foto. Cerco un sasso vuoto anch’io per scrivere su col pennarello il sogno che sto vivendo. Ecco poi Manjarin che la guida specifica avere un solo abitante. In effetti c’è una sola casa, con cartelli per ogni dove. Chissà se l’eremita c’è stato in tutti quei posti. Salgo ancora qualche metro e poi giù in picchiata sino ai 590m di Molinaseca, praticamente alle porte di Ponferrada. Non mi va di passare la notte nella cittadina e superarla aggiungerebbe troppi km ai 114 già percorsi. Per oggi mi fermo qui.
21 giugno: Molinaseca – Portomarin
Km: 128
Km totali: 2232
Mappa e altimetria
Descrizione: La notte scorre via veloce tra le pieghe del sonno, ma al primo sole sono in sella. Poche pedalate e ecco Ponferrada, che porta ancora i segni del mondiale di ciclismo 2014.
Pedalata dopo pedalata la strada comincia a salire. Sulla strada per Compostela, per tutti l’ultimo ostacolo sopra i 1000m è O Cebreiro (1330m). Ci arrivo, accolto dalle le sue case in pietra. La strada però non scollina subito e anzi porta alla statua del pellegrino che fronteggia i venti atlantici (Alto de San Roque – 1270m) e infine all’Alto Do Pojo (1370m).
Finalmente discesa, ma ben presto gli ormai classici saliscendi conquistano la scena.
A Sarria sono già 104km, ma dopo una pausa barbonestyle seduto a mangiare fuori dal supermercato, riparto.
Altri 24km di up & down fino a Portomarin, dove una lunga scalinata accoglie i camminanti. Chissà che gioia farla dopo tutto il giorno a piedi. A me non va meglio perchè mi attende un ultimo strappo spaccagambe per raggiungere l’ostello municipale, dove trascorro la notte.