Sono finite le feste, le luci, gli addobbi, i petardi…. Il 2014 e il 2015 è arrivato senza che quasi me ne accorgessi. Che il nuovo anno abbia inizio e che sia ricco di emozioni!
L’inverno nel mentre fa capolino a giorni alterni: ogni tanto fa freddo e, sopratutto la mattina quando parto che è ancora buio per andare al lavoro, sento il respiro congelarsi nei polmoni, ancora prima di uscire sotto forma di nuvola. Pedalata dopo pedalata però mi ambiento ed è così che l’aria fredda sembra più tiepida. Le mani e i peidi fanno le loro rimostranze, ma anno dopo anno, anche loro sembrano ambientarsi al ritmo confuso e irregolare delle stagioni.
Spesso il cielo si tinge di mille colori al sorgere del sole, ma quando accade io sono ormai tra gli alti palazzi di Milano e l’alba posso solo provare a immaginarla dagli sprazzi e dalle pennellate che riesco a intravedere. Dovrò attendere ore migliori.
Alcuni giorni invece l’inverno offre un antipasto di primavera, con giornate limpide scaldate da un sole tiepido. In quelle occasioni, se si ha la fortuna di pedalare mentre il sole tramonta, l’anima si sente più serena. Io la sento muoversi. La mia mente parte per viaggi infiniti e giungo a casa senza accorgermene.
A volte si alza il vento, non sempre freddo e quasi mai a favore, ma questa è una delle condanne del ciclista. La cosa bella è che spazza via ogni cosa e, in quelle occasioni all’orizzonte riesco a vedere le montagne, che sonnecchiano sotto uno strato di ghiaccio e neve. Io le guardo e comincio a pensare, a scalarle con la mente, in attesa di poterlo fare in bicicletta.
Ogni tanto si fa viva anche la pioggia. Quella invernale non mi piace proprio perchè ha il superpotere di trapassare ogni cosa, entrarti nelle ossa e congelarti da dentro. Forse il problema è che soffro molto di più il freddo e quasi per niente il caldo, ma so che dopo una pedalata sotto la pioggia, ci impiego diverse ore per riacclimatarmi. La pioggia mi abbatte anche moralmente a volte. Fa male. Non per l’intensità, ma perchè rende tutto umido, bagnato, triste. Al contrario, quando sono in casa e sento fuori il ticchettìo dell’acqua, mi sento rassicurato.
Si è vista anche la neve e io l’ho sottovalutata alla grande, pensando che si limitasse a pochi fiocchi misti ad acqua. Sono rincasato sotto una tormenta a mo di equilibrista del circo, vestito da pupazzo di neve. E’ stato comunque divertente.
Quella che è sostanzialmente mancata è la nebbia, che non si è mai fatta viva salvo rare occasioni. Una di queste però ha dato spettacolo, creando un autentico muro bianco davanti. Credo sarebbe stato possibile proiettarci delle diapositive. Io ovviamente pedalavo. A tastoni. Faticando a vedere oltre il manubrio.
Oltre alla bici, sto anche continuando a correre e sono felice nel vedere i progressi che riesco a raggiungere. Rifletto come forse la mia dimensione si quella di fare qualcosa che mi faccia faticare e sentire l’aria in faccia.
Gli ultimi giorni del 2014 sono stati difficili: un senso di malessere funestava il mio spirito e i mille tentativi di comprenderne i motivi sono stati vani, come quando da bambino credevo di essere Lucky Luke e di poter anticipare la mia ombra. A volte credevo di esserci riuscito.
La cosa positiva è che quel malessere, così come è venuto se ne è andato. In silenzio. Lì ho capito però che a volte è necessario andare controvento. Fare delle scelte, magari incomprensibili ai più. Ho scelto di non prendermi in giro, di fare come è meglio per me, anche se il vento spira in un’altra direzione e non gonfia la mia vela. Anche se altri non comprenderanno.
Nel frattempo faccio tesoro delle belle giornate e attendo con ansia una primavera ancora distante, ma che aspetterò pedalando e correndo, mulinando con le gambe…. Sia mai che la raggiunga prima.