E’ passato più di un mese dal 200 di qualifica alla PBP e, nel frattempo, oltre a pedalare, ho occupato questo tempo per cambiare casa passando dal pavese al varesotto.
Ricordo che il giorno prima del 200 ero attorniato da pittura e scatoloni, questa volta almeno gli scatoloni non ci sono più, ma per sbarazzarmi di pennello e rullo dovrò attendere tempi migliori. Possibilmente anche un meteo migliore: la pianura padana pare infatti funestata da una lunga stagione di pioggia e, domenica, giorno del 300, pare proprio il giorno clou.
E’ con queste premesse che mi ritrovo alla partenza di Nerviano. Dei numerosi iscritti rimaniamo pochi temerari al via, ma non ho molte alternative. Al via ritrovo Jean-Francois, compagno di strada in Alpi4000, con altri 2 suoi amici. Incrocio anche Stefano, che però è indeciso se optare per il percorso più corto. Dice che valuterà strada facendo. Tutti scrutiamo il cielo come indovini e, in barba a ogni previsione, non piove. Fa freddo, l’asfalto è umido, ma al via il cielo sembra trattenere il respiro.
Come nel 200 di marzo, oltrepassiamo il Ticino al ponte di Oleggio. Le prime propaggini che ci aspettano sono quelle delle vigne, dove addirittura fa capolino un timido sole. Ci sorprendiamo nel notare le nostre ombre sull’asfalto ormai asciutto. Passiamo dall’imponente santuario di Boca dopo 4Km di facile salita, per raggiungere poi, completamente asciutti, il primo ristoro presso gli stabilimenti Palzola.
Ripartiamo dopo una breve sosta, raggiungiamo Borgosesia e imbocchiamo la salita della Cremosina. Una buca fa forare la ruota posteriore di Jean-Francois, così ne approfittiamo per un’altra sosta.
Ripartiamo in pochi minuti e, giunti quasi in vista della galleria che segna la fine della salita della Cremosina, prendiamo a sinistra verso la Colma di Valpiana (875m), punto più alto del percorso. A dire la verità, l’ascesa alla Colma era stata tenuta in forse dagli organizzatori proprio a causa delle condizioni climatiche avverse, ma visto il pallido e inaspettato sole, la salita non è in discussione. Scollinato, scendiamo di qualche metro per raggiungere il santuario di Madonna del Sasso (670m), dove ci attende il controllo, una splendida vista sul lago d’Orta e un vento gelido che ci congela il viso. Salutiamo gli infreddoliti addetti al controllo e ci lanciamo in discesa dove i miei compagni di giornata mi staccano. Li ritrovo poco dopo, in prossimità di Omegna (Km 112). Ripartiamo insieme e, raggiunto il lago Maggiore a Fondotoce (Km 125), notiamo dei nuvoloni scuri e minacciosi correre paralleli a noi. Incrociamo la loro rotta a Verbania, così ci ritroviamo per qualche km sotto un copioso temporale. Prima o poi era da mettere in conto oggi. Fortunatamente però i nuvoloni proseguono per la loro strada e noi per la nostra che ci porta a Giazzo (Km 156), in prossimità del confine italo-svizzero, dove ci attende terzo controllo di giornata.
Infreddoliti e umidi, ripartiamo alla svelta e oltrepassiamo il confine elvetico continuando a costeggiare il lago Maggiore. Il percorso non presenta particolari difficoltà altimetriche in questo tratto e, al Km 193, rientriamo in Italia passando la dogana di Dirinella. E’ ormai pomeriggio e la voglia di un caffè ci fa optare per una veloce sosta a Luino. Costeggiamo le opache acque del lago fino a Ispra (Km 240), dove prendiamo a sinistra per lambire in sequenza il lago di Monate e il lago di Varese. Ci attende ancora un controllo, che raggiungiamo dopo circa 250Km, mentre il cielo inizia versare lacrime sull’asfalto. Sento che le energie cominciano a venire meno e, per le mie sensazioni, opterei per ripartire in fretta e completare il tragitto restante. I miei compagni randagi però preferiscono fermarsi un po’ di più, così mi adeguo a loro. Quando risaliamo in sella è ormai l’imbrunire, o forse non è poi così tardi, ma il cielo è coperto da uno spesso strato di nuvole nere. La pioggia è sempre più insistente così, quando raggiungiamo Azzate, il belvedere è solo un miraggio bagnato. Tiriamo dritti incuranti, mentre il buio ci avvolge e la pioggia non ci da più tregua. Fatico a tenere la ruota dei miei compagni, ma stringo i denti ripetendomi che mancano solo 40km e in meno di 2 ore sarà tutto finito.
Raggiungiamo Nerviano fradici e infreddoliti poco prima delle 21. Personalmente mi sento anche molto stanco e provato. Forse dovevo optare come faccio di solito per proseguire del mio passo e non faticare nell’ultimo tratto per restare con i miei compagni di avventura e sventura, ma in fondo ciò che conta è aver concluso anche questo brevetto e aver reso realtà un altro pezzetto di sogno. Già, perché all’orizzonte vedo scritto 400!