Siamo giunti agli ultimi colpi di pedale del 2018, quando ormai si cominciano a tirare le somme delle distanze percorse, le vette conquistate, le giornate belle e le cotte epocali. E’ il momento in cui, di solito, sui rulli in cantina o in sella a una tristissima cyclette, si fissano buoni propositi, sogni e obbiettivi per l’anno che verrà.
Domenica 30 dicembre è però una bella giornata di sole, fredda sì, ma il cielo è limpido e sgombro da nuvole e pensieri. Dopo aver cambiato almeno dieci volte idea nel corso della settimana, alla fine ecco l’obbiettivo: Villaggio Olandese. No, non ho deciso di passare le vacanze natalizie nella terra dei tulipani, zoccoli di legno e dei mulini a vento, ma di visitare in bici uno strano e curioso abitato, che si affaccia sul lago maggiore. Me ne ha parlato diverse volte Claudia, che mi accompagna nella gita fuori porta di fine anno.
A farci entrare subito in clima “orange” ci pensa il vento, che inizia a soffiarci dritto in faccia dopo un pugno di chilometri. Soffi costanti di aria calda che fanno salire in pochi minuti la temperatura a livelli di inizio primavera. Alcune folate sono improvvise, inattese e ci fanno procedere con traiettorie da ubriachi, anche se il capodanno deve ancora arrivare. Fin dopo Varese è così: testa bassa, mani ferme sul manubrio e vento forte. Fortunatamente, appena la strada inizia a salire più decisa verso il Brinzio (555m), le propaggini circostanti fanno da scudo e alleviano il soffio costante del vento, facendoci procedere più agevolmente.
Giunti a Grantola, abbandoniamo la SS394, per prendere a sinistra verso Brissago-Valtravaglia, dove la strada riprende a salire fino a raggiungere i 450m di questo curioso abitato. Villaggio Olandese, con bella vista sul lago Maggiore, è stato fondato una cinquantina di anni orsono proprio da un abitante dei Paesi Bassi. Con le sue casette dai tetti rossi e spioventi, è stato abitato per anni quasi unicamente da olandesi in villeggiatura, divenendo meta prediletta dei ragazzi locali che risalivano la strada buia sognando di conquistare una fanciulla del nord Europa.
Ora quei tempi sono venuti meno, ma il villaggio è ancora lì, quasi fosse stato nascosto fuori dai confini locali.
Dopo un breve giro per le strade deserte del paese, decidiamo di scendere verso il lago, dove le folate di vento ci fanno sobbalzare senza preavviso. Le piante si piegano inverosimilmente con un lamento straziato e innaturale. Raggiungiamo il lago che, increspato e incattivito, ha più le sembianze di un mare in burrasca. Le onde raggiungono addirittura la sede stradale al nostro passaggio. Per fortuna ora Eolo ci soffia in poppa e con quella bella spinta teniamo i 35/40 km/h senza alcuna fatica.
Torniamo così velocemente al punto di partenza, sospinti da un vento caldo di fine 2018 e un profumo di tulipani.