Ci sono salite che ti segnano, che una volta arrivato in cima dici “Basta! Non ci torno più“. Poi, col tempo, capisci che in fondo quelle ascese dure e sfiancanti non sono altro che l’essenza del ciclismo, una sfida contro te stesso che non vuoi mettere il piede a terra e l’asfalto che si staglia davanti ai tuoi occhi come un gigante di pietra. Col tempo, su quelle strade ci torni, perché a volte hai bisogno di misurare i tuoi limiti e sudarti la meritata ricompensa: una bella vista, prima di gettarti in discesa.
Tra queste, rientra sicuramente il Magognino: un’ascesa poco nota, ben nascosta sulla sponda piemontese del lago Maggiore. Bisogna lasciarsi infatti alle spalle Arona, proseguire verso Stresa e, arrivati a Belgirate, lasciare la SS33 che accarezza il lago per prendere a sinistra. Il primo km è facile, una salita come tante altre che illude di avere vita facile. Niente di più sbagliato perché i 2km successivi hanno una pendenza media del 10% con rampe impressionanti che si impennano fino al 16%! Su una di queste vengo colpito dal sortilegio del Mago Gnino: nel tentativo di alleggerire il cambio, mi cade la catena. Mi ritrovo attaccato ai pedali, praticamente fermo, a pedalare a vuoto. Mi adagio sull’asfalto nel modo più goffo possibile. Un sorriso colmo di imbarazzo e un paio di sbucciature su gomito e ginocchio, sono il magro risultato. Sistemo la catena e riparto. Fortunatamente, la strada concede dei tratti di respiro, prima di ribellarsi di nuovo come un cavallo da domare. La fine delle fatiche è posta a quota 500m d’altitudine., dopo quasi 5km di salita.
Si aprono due alternative a questo punto: riportarsi sulle sponde del lago, o proseguire verso il Mottarone. Scelgo la seconda, fino a raggiungere Gignese, cittadina nota per il curioso museo dell’ombrello, dove abbandono la via che sale verso la cima, a favore delle indicazioni per il lago d’Orta. Arrivato a Sovazza svolto a destra e riprendo a salire verso Coiromonte, un posto per me speciale che mi riporta indietro nel tempo dove scopro tracce di un passato indelebile non troppo lontano. In quel momento capisco che forse, il vero incantesimo del Mago Gnino, è proprio questo.
A separarmi dallo scollinamento ci sono 3km, non impegnativi, che conducono a quota 822m d’altitudine.
E’ d’obbligo una sosta alla fonte senza tempo posta in centro all’abitato, prima di proseguire finalmente in discesa per raggiungere Armeno. Da qui due alternative: raggiungere le sponde del lago d’Orta, o mantenersi leggermente più alti sulla SP43. Scelgo la seconda possibilità, pedalando su continui saliscendi che si esauriscono all’arrivo a Borgomanero. Le fatiche di giornata sono finite e non mi resta che riportarmi a casa. I segni sulla pelle rimangono, i ricordi indelebili… Anche.