Il primo giorno del nuovo anno le strade sono deserte, dopo i botti e i brindisi che hanno scandito il tempo di una lunga, eterna, notte. La maggior parte delle persone, al sorgere del sole, si cullano ancora tra sogni, ricordi e sbornie residue. La maggior parte dicevo, perché poi ci sono quelli che del capodanno non importa e, visto il bel clima invernale, decidono di godersi le strade orfane da auto.
E’ così che io e Claudia ci ritroviamo a pedalare in un clima a tratti surreale, anche se bastano poche pedalate per ricevere, senza motivo, la prima strombazzata di clacson dal primo e unico automobilista che ci sorpassa. “Buon anno anche a te”.
Superiamo il Ticino al ponte di Oleggio, salutiamo la Lombrardia e varchiamo il confine Piemontese. La zona “delle vigne” percorsa più volte in svariate randonnèe, ha un fascino particolare, che cattura sempre la mia attenzione e il mio scatto compulsivo…. Non sulla bici…. Ma delle foto, ovviamente.
A Borgomanero, i primi 40km sono andati, scatta quindi d’obbligo una sosta in pasticceria… Anche perché di lì a poco si comincerà a fare sul serio! Usciamo rifocillati e con un numero indefinito di biglietti della lotteria, presi puramente a caso.
Raggiungiamo lo splendido lago d’Orta: tranquillo e placido, incastonato e protetto dalle propaggini circostanti, come un diamante prezioso. Fino a Omegna è uno spettacolo con scorci incantati e saliscendi poco impegnativi. Da qui in poi la musica cambia, perché si inizia a salire verso la “Cesara”: 6,5km di ascesa non impegnativi che portano a quota 481m, passando da Brolo, il pittoresco paese dei gatti.
Rimaniamo in quota e, da Pella (305m) riprendiamo a salire verso Madonna del Sasso. La strada, una linea scura d’asfalto che si inerpica a tornantoni, sale un po’ strappi, alternando tratti duri ad altri più pedalabili. In tutto sono 5,5 km di salita che conducono ai 700m del santuario, che si raggiunge lasciando la strada principale e prendendo a sinistra (presenti indicazioni). La vista sul lago d’Orta è mozzafiato e ripaga subito della fatica fatta.
Finita qui? Neanche per idea! Perché, tornati sulla strada principale, bisogna salire ancora per 4km, fino a raggiungere gli 875m della colma di Valpiana che, a dispetto del nome, di piano non ha proprio nulla! L’ascesa si snoda per buona parte nel bosco, con delle rampe che sono delle autentiche rasoiate nelle gambe. L’asfalto si impenna fino a fare impressione, raggiungendo punte del 18/20%.
La redenzione del santuario è già un lontano ricordo, perché a farla da padrona sono le imprecazioni strette tra i denti, che non si sentono solo per via del fiato corto.
Arriviamo finalmente in cima, pronti a goderci la meritata discesa. A Grignasco, però, il mio animo incline alle pendenze favorevoli viene spiazzato da Claudia: “Ti va di salire al santuario di Boca?”
Salire?! Ancora?! Non attende risposta e prende a sinistra, dove per far girare le ruote bisogna pedalare. Fortunatamente la salita è corta e poco impegnativa, anche se le energie, dopo 105km e 1500m D+, cominciano a scarseggiare per entrambi. In nostro aiuto ricompare la pasticceria di Borgomanero, vista paradisiaca come un’oasi d’acqua nel deserto. Altra sosta.
Ripartiamo, mentre il sole gioca a nascondino dietro le colline e l’aria comincia a farsi frizzante. A scaldarci ci pensa l’ultima breve asperità, quella di Oleggio, che con un ultimo sforzo ci lasciamo alle spalle, come il 2018.
Stoppiamo il contachilometri a 155… Per il primo giorno dell’anno… E’ un buon inizio (Cit.)
Altimetria Cesara
Altimetria Madonna del Sasso
Altimetria Colma di Valpiana
Il percorso